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Scenderò in Egitto, e quando sarò entrato nel Cairo e che avrò rovesciato Tewfik, passerò alla Mecca, per far cadere il sultano dei turchi. Ma sai, Ahmed, che abbiamo gl'inglesi in Egitto? E credi tu che io abbia paura dell'Egitto? Ma ti mander

¹ Di questa frase spesso usano i Monsulmani, perchè Abulfeda narra nel Libro dell'Egira, che Maometto, fuggendo dalla Mecca le persecuzioni dei Koraiskiti, passò sicuro per mezzo di coloro che avevano spedito ad arrestarlo, spargendo un pugno di polvere sopra le loro teste recitando il versetto del Koran: «Noi gli abbiamo coperti di polvere, ed essi non ci hanno potuto vedere

Non ho mai incontrato in vita mia una donna simile. Almeno non dirai più così. Andiamo che le tenebre calano. Il dongolese le accennò il cadavere di Alek. Si avvicinò al compagno, scavò coll'jatagan una fossa e ve lo seppellì colla faccia rivolta alla Mecca come prescrive il Corano. Quando tornò, Elenka era ferma dinanzi all'almea, colle braccia incrociate. Andiamo, diss'egli ponendosi in cammino

La chiave significa che quella porta è la chiave della fortezza, e la mano simboleggia i cinque principali precetti dell'Islam: orazione, digiuno, beneficenza, guerra santa e pellegrinaggio alla Mecca.

Le carovane finalmente della Mecca, che avevano triplice scopo, religioso, politico ed economico, recavano i pellegrini alla citt

Alberto e lo zio si riconcilieranno... Per amor mio ella soggiunse, fissando con occhi supplichevoli il marito. L'insolente è stato lui disse Alberto. Tu l'avevi provocato... Varedo troncò il discorso. Non agitarti ora... Non hai forza per discutere... Auff! Che viaggio interminabile!... A piedi, in carrozza, in vapore... Neanche se si andasse alla Mecca.

Inalziamo una moschea, egli disse, che vinca quella di Bagdad, quella di Damasco e quella di Gerusalemme; che sia il più grande tempio dell'Islam, che diventi la Mecca d'Occidente.

Il Poggio, fiorentino, lasciò una succinta memoria dei viaggi del Conti, una parte della quale è dedicata alla descrizione della Persia . Intorno a quel tempo, si ha pure memoria di Dracone Zeno figlio di Giovanni che dimorò molti anni alla Balsera, alla Mecca ed in Persia per affari di mercatura .

Scavatasi una grotta, sul luogo stesso ove dicevasi che esisteva un tesoro, si metteva a praticare strane cerimonie, standosene per ore intere colle braccia tese in aria, i piedi nell'acqua e la faccia rivolta alla Mecca e piangendo continuamente sulla corruzione universale.

Quasi sarebbe inutile il dire che conosceva le vie di Costantinopoli e del Cairo, come quelle di Torino, e che aveva pellegrinato, quantunque senza fede, alla Mecca. Noterò, pei dilettanti di cose strane, che aveva fumato nei loro luoghi naturali l'oppio e l'hatschisch, masticata la radice del betel nella patria di Antar, e profumata la barba colle soavi fragranze della schnuda di Tunisi. De' suoi viaggi in America ha gi