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Aggiornato: 5 giugno 2025
Non v'era abbastanza colore: e l'epidermide d'una donna robusta, sia pur di finissima e bianchissima carnagione, ha un tessuto più vivo.... Qui, continuava e indicava un altro punto, c'è un errore.... Il pittore sorrideva: sorrideva la principessa. E si sforzava di sorridere il Weill-Myot.
Un milione! replicò il Weill-Myot. È ben poco... è vero.... dato a una donna che si ama, e per un uomo, che può darlo, senza punto impoverirsi, senza che i suoi affari ne sieno menomamente impediti.... Voi avete gi
Con un gentiluomo, sarebbe discesa, si sarebbe avvilita al cospetto di esso! E sentiva sempre questa specie di singolare fierezza. Se il Weill-Myot mi manca?... e si torturava il cervello per sapere in che modo avrebbe trovato il denaro di cui aveva urgente bisogno. Non le veniva all'animo per allora di domandarlo al marito.
Un'idea infernale balenava nella mente del Weill-Myot. Gi
Egli facea versare alla principessa lo squisitissimo vino americano, di un nitido color d'ambra, vino riconfortante, di un gusto soave, di un delicato profumo. In una bottiglia il Weill-Myot avea gettato una sottilissima polvere, che dovea aver per effetto di suscitare nella principessa una sete inestinguibile, incitarla al bere, e darle un'ebbrezza assai forte, sebbene passeggera.
Voi dovete trovarle! concluse, tornando al suo fare imperioso, e riguardando, in tal punto, perfino il Weill-Myot, quest'uomo potentissimo, per ciò che ella solea riguardar tutti: suoi soggetti, o strumenti de' suoi piaceri. M'è impossibile, principessa! rispose il Weill-Myot, in tuono che non ammetteva replica. I begli occhi di lei si gonfiaron di lacrime.
E, senza che ella il subodorasse, conferiva sempre col Weill-Myot; ma il banchiere americano gli avea ripetuto che non desiderava sborsar altro denaro; disponesse egli come credeva di quei gioielli; a lui bastavano gli antichi, che gi
Il Weill-Myot avea guidato la principessa ne' suoi uffici ove fervea tanto lavoro: le avea spiegato minutamente qualcuna delle sue grandi combinazioni. La principessa era uscita da quella visita inebriata: infatuata di quel desiderio dell'oro, che diventa, a poco a poco, irresistibile. Enrica pensò, nella rovina da cui si sentiva incalzata, ricorrere al Weill-Myot.
Buona sera, caro Weill-Myot, gli disse la principessa in tuono di scherno, ho aspettato oggi.... molto una vostra visita: ma voi vi fate desiderare.... Figuratevi mi fossi troppo annoiata a star sola, contando sulla vostra.... promessa, che colpa non avreste?
Ella andava a vendersi al Weill-Myot, per un prezzo, che non le parea punto caro: oramai era fuori di sè, o quasi non sapea più ciò che operava: avea la coscienza offuscata, ottenebrata dagli strabocchevoli vizi, agitata dalla paura della condizione terribile in cui s'era ridotta. Il Weill-Myot l'avea stretta in buona rete.
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