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Aspetta pur ch'io venghi giú con un bastone, ché ti farò fugir piú che di passo. MALFATTO. Oh diavolo! Non fare, ché te voglio bene, io; e poi me cci ha mandato lo mastro. CECA. E che vole? Ché non lo dici? MALFATTO. Vole quel cotale che sta qua. CECA. Come se chiama? MALFATTO. Lo mastro lo sa. CECA. O va' e fattelo redire. MALFATTO. Non voglio, ché lui me ha ditto ch'io venga qua a pichiare.

Va' presto e spácciati. FULVIA. Che te ha detto? RITA. Ho parlato col figliuolo. Adesso fará l'imbasciata. FULVIA. Acòstameti qui, ché non paia ch'io stia sola. CECA. Chi è quella che vole madonna? RITA. Siamo noi. Oh Ceca! CECA. Perché non entrate, che l'è aperto? FULVIA. E che ne sapemo noi? CECA. Dio vel perdoni. Che bisogna che voi pichiate, che sète patrona de ogni cosa?

<<La parte in me che vede e pate il sole ne l'aguglie mortali>>, incominciommi, <<or fisamente riguardar si vole, perche' d'i fuochi ond'io figura fommi, quelli onde l'occhio in testa mi scintilla, e' di tutti lor gradi son li sommi.

qual è colui che tace e dicer vole, mi trasse Bëatrice, e disse: «Mira quanto è ’l convento de le bianche stole! Vedi nostra citt

Perchè la sconfitta ch'ebbono da' Sanesi anticamente i Fiorentini a Monte Aperti, fu più per valore degli Uberti che d'altri loro usciti, però contra a loro cotal contumacia si tiene; per la quale sconfitta ad uno fiumicello della detta contrada, nominato Arbia, per lo sangue si vole dire che l'acqua in rosso colore si turbasse, dietro alla quale vittoria tra certi grandi caporali ragionandosi di levare via Firenze del suo propio sito e di farne altrove più parti, per lo detto Messer Farinata finalmente ciò fare si distolse, e questo è quello che qui nel suo ragionamento di ciò si contiene.

come un picciol lume alta chiarezza vince, così con vostre lodi sole lei vincete in virtute e in bellezza; l'alto motor come 'l ciel ornar vole la terra, piacque a sua reale altezza far Vittoria una Luna e Tullia un Sole. Di Lattanzio De' Benucci

E come a li orbi non approda il sole, cosi` a l'ombre quivi, ond'io parlo ora, luce del ciel di se' largir non vole; che' a tutti un fil di ferro i cigli fora e cusce si`, come a sparvier selvaggio si fa pero` che queto non dimora. A me pareva, andando, fare oltraggio, veggendo altrui, non essendo veduto: per ch'io mi volsi al mio consiglio saggio.

ma io ti solvero` tosto la mente; e tu ascolta, che' le mie parole di gran sentenza ti faran presente. Per non soffrire a la virtu` che vole freno a suo prode, quell'uom che non nacque, dannando se', danno` tutta sua prole; onde l'umana specie inferma giacque giu` per secoli molti in grande errore, fin ch'al Verbo di Dio discender piacque

MALFATTO. Per santo Niente-benedetto, per la croce de Dio, che voglio andar adesso adesso, , a trovar l'oste che fa la taverna e darli questi quatrini e fare che me dia un quinto de vino e un pezzo de trippa prima che torni lo mastro: che so che gridará, ma ch'adesso che me ne ricordo, non ce voglio piú stare con lui; ché me voglio conciare con questo bono uomo che me ha dati li quatrini, che dice che vole ch'io li sia compagno.

Ed elli a me <<Perche' tanto delira>>, disse <<lo 'ngegno tuo da quel che sole? o ver la mente dove altrove mira? Non ti rimembra di quelle parole con le quai la tua Etica pertratta le tre disposizion che 'l ciel non vole, incontenenza, malizia e la matta bestialitade? e come incontenenza men Dio offende e men biasimo accatta?