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Aggiornato: 7 giugno 2025


Massimo, che nelle forti trepidazioni perdeva di vista i contorni delle cose, durante il mesto viaggio non fece che asciugarsi la testa sudata e cercare la mano di donna Vincenzina per stringergliela e per farle sentire che doveva contare fino ai più estremi casi sulla piet

Massimo pensava anche a donna Vincenzina, che doveva, poveretta, provare anche questa. Quasi restava incerto fra i due partiti, se era meglio correr dietro al giovine o rimanere presso la madrina: se andar lui e far restar Cresti: se partir subito o aspettare prima il telegramma.

Intanto che il contino prendeva alcuni accordi coll'albergatore, donna Vincenzina che il doloroso viaggio aveva stancata d'anima e di corpo, era andata a sedersi in un angolo del terrazzo che domina, dall'altezza di quasi mille metri, il lago di Lugano e stava fissa a contemplare ora le stelle che luccicavano nel fondo del cielo, ora i lumi della citt

Affascinato dalla molle e tenera bellezza di Vincenzina, che il destino gli aveva condotto ai piedi, uso, come tutti i forti, a creder suo tutto quanto cadeva nel dominio del suo egoismo, stese la mano sul bene di un fratello povero e ramingo: e se ne impadronì... ossia lo comperò col denaro che servì a coprire un furto.

Allora andiamoci domani disse finalmente Massimo dopo una lunga riflessione. Massimo, fratello di Don Camillo Bagliani, più giovane di lui un certo numero di anni, poco prima della guerra del sessantasei aveva conosciuto in casa del Colonello Polony la bella Vincenzina Stellini, sorella di Matilde e se n'era perdutamente innamorato.

Agitando un enorme cappello alla panama, diede il benvenuto e corse a offrire il suo braccio a donna Vincenzina. Massimo offrì il suo a Matilde e preceduti da Flora entrarono nel luminoso salotto a terreno, dove trovarono acqua diacciata, succo di limone, piatti di uva e di fichi per un primo ristoro. Qui c'è dell'acqua, dell'uva, del ghiaccio e sar

Donna Vincenzina, sentendosi venir meno, si aggrappò alla sponda del letto e s'inginocchiò per soffocare contro la coltre un doloroso singulto. Massimo perdette un istante il senso delle cose, preso da una vertigine come se precipitasse da una torre. Soltanto Andreino Lulli fu calmo e ragionevole. Colla voce naturale e convinta disse: Il medico ha gi

Entrambi sentivano quasi una smania nelle gambe di essere cento miglia lontani. Che catastrofe! che castigo! che disgrazia per la povera donna Vincenzina e anche per il povero Massimo, ch'era venuto dall'America apposta per assistere a queste torture!

Per quanto scosso e reso bianco come una candela, quando seppe dai telegrammi del cavalier Cresti che sarebbe venuta anche donna Vincenzina, procurò di andarle davanti con un vestito non troppo voyant: un tutto grigio con cravatta mauve gli parve una mezza condoléance, che doveva esprimere e riassumere abbastanza bene il lieto e il triste della situazione.

Fu una separazione dolorosa e lacrimosa di cui Vincenzina conservò un troppo debole ricordo; o almeno così dovette giudicare la gente, quando s'intese dire tutto ad un tratto che essa andava sposa ad un altro. Che era accaduto? la storia era ancora per Massimo piena di ombre e di mistero.

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