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Aggiornato: 7 giugno 2025
Vado a vedere se è arrivata la posta interruppe lo zio, obbedendo ad un richiamo che donna Vincenzina gli fece da lontano.
Massimo dovette partire per il Veneto, e partì, lasciando nelle mani della bella Vincenzina il suo cuore. Se una palla austriaca non la faceva finita, egli sperava di tornare almeno capitano. La sua sposa l'avrebbe conquistata sul campo di battaglia.
Matilde e Vincenzina Stellini, figlie di un umile cassiere della Tesoreria provinciale, eran cresciute in una casa molto modesta: e se proprio non avevan veduto la povert
No, no, Massimo, protestò essa, ridendo, mentre le lagrime, a stento trattenute, scendevano a inondarle il viso. Sì, e io sono un piccolo cuore avaro e permaloso. Sento però quanto sia stato più doloroso per voi alzar la pietra di queste memorie sepolte: è un sacrificio di cui vi sarò sempre riconoscente, Vincenzina.
La vecchia domestica raccontò quel che aveva visto a donna Vincenzina, che ne parlò a Massimo e a Cresti.
Un giorno tra gli altri, mentre la mamma era in stretta e confidenziale conversazione colla zia Vincenzina nella sala della veranda, Ezio e Flora coll'aiuto di Moschino trascinarono nel corridoio delle stanze superiori un vecchio e pesante baule, non ancora esplorato, che conteneva non so quante centinaia di volumi degli atti ufficiali del Parlamento subalpino. Che se ne doveva fare? abbruciarli era peccato: nè si voleva ingombrar stanze e scaffali con roba fuor di stagione. Ma intanto conveniva far passare quei grossi volumi che potevano contenere note e postille di qualche valore, Da un'ora i due giovani lavoravano con intenso raccoglimento, in mezzo a una nuvola di polvere, presso la finestra del balcone, levando dalla cassa i libri, che andavano disponendo in una lunga fila sopra la tavola accostata al muro. Lavoravano in buona armonia, come due camerati, comunicandosi a vicenda le loro scoperte, con tanto gusto di sentirsi vicini che non si accorsero nemmeno che il cielo s'era andato via via oscurando e che un fosco temporale rompevasi gi
Vincenzina, donna di istinti semplici e primitivi, di nessuna resistenza sanguigna, come non aveva saputo opporsi all'egoismo di suo padre, aveva per dodici anni ceduto umilmente al suo dovere di moglie e di matrigna, portando nell'adempimento del suo dovere non sempre facile quella docile indulgenza e quella riservatezza che nega a sè stessa tutto quel che concede agli altri.
Forse facciamo male a rimescolare queste foglie secche, Vincenzina: ma c'è un punto enigmatico in questo nostro passato che non so ancora a quale dei due abbia fatto più torto. Dite quale. Perchè non avete resistito di più a vostro padre il giorno che vi obbligò a rompere la vostra fede? perchè non mi avete scritto che volevano far violenza al vostro cuore?
Donna Vincenzina e Massimo, occupati nei preparativi del loro matrimonio si scusarono e approfittarono di quest'occasione per far una corsa a Genova a finir certe spese. Flora rimase quel giorno sola a custodire la casa e a preparare la cena.
Ora l'idea del suo matrimonio con Cresti le si presentava come un grottesco assurdo, ora rifugiavasi in questo destino con un senso di sollievo, cedendo volentieri al dovere, come chi approda su uno scoglio che salva da un naufragio. Una mattina la zia Vincenzina le mandò a dire che aveva bisogno di parlarle. Venisse subito per una comunicazione urgente, ma non dicesse nulla per ora alla mamma.
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