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Aggiornato: 2 giugno 2025


Ai campi fertili, A l’auree vigne, Ai fieni aulenti; A le boscaglie Folli di sole, Nel sol fiorenti. Prona in un angolo Giace una donna Muta nel duolo. Più lunge, un roseo Fanciullo gioca Sul nudo suolo. Non sa di triboli, Non sa d’orrori, Non sa di morte. Ei gioca, ingenuo, Biondo, ridente, Tranquillo e forte. Su lui la tènebra Tutta s’affisa Con occhio strano.

Nel palazzo del signor Duca, o in qualcheduna delle sue vigne, che t'indicher

La riviera orientale dello stretto è tutta florida di paeselli, di ville, di giardini, di piante odorifere, di melagrani, di laureti e di vigne. Sotto un viale d'aranci, un gentiluomo ci apparecchiò alcuni canestri d'aurea uva e di fichi. Egli dissemi con poetica elocuzione: Il passaggio dei vostri cavalli traccia una riga corruscante; luce della libert

Vieeeni, tutti i tuoi nervi tutti i tuoi muscoli pronti sotto la tua pelle bianca, rosea che odora di caprifoglio, ciclami, gaggie! Pelle divina dell'Italia lambita dai mari di seta e sospiri! Ramificazioni di vigne e di vene che sono bizzarre fontane di fantasia!

Sulle sponde della Garonna, nella provincia di Guienna, esisteva nell'anno 1584 il castello di Sant'Aubert: dalle sue finestre scoprivansi i ricchi e fertili paesi della Guienna, che si estendevano lungo il fiume, coronati da boschi, vigne ed oliveti.

II, n. 49, ma con errore di data; e in altri libri. Mi è parso pregio dell'opera trascrivere nel docum. V questa epistola, importantissima per l'argomento e per lo stile. Essa fu tenuta in molto pregio in que' tempi, e si trova in molte collezioni epistolari. Avvene una copia nella Bibl. reale di Francia, MS. 4042, ch'è un volume di epistole di Pietro delle Vigne, del card.

Come furono fuori del paese, nella campagna opulenta di vigne e di gran ciciliano, Giulio Citrullo, soffermatosi per accender la pipa, sentenziò:

Quando, nell’ottobre, le vigne sono vendemmiate e le strade sono piene di fango o di ghiaia, egli si ritira in una soffitta; e l

Vengan d'in torno le fanciulle al tino da le prossime vigne, con canestri di grappoli in su 'l capo; e faccian coro, quali un le canéfore in Atene. Fluiscano, di sotto alle calcagna imporporate del vendemmiatore, larghi rivi di mosto; e liberale sia di gioia a l'umana opera il Sole. Scende la neve su la Terra madre, placidamente.

Non l'ascolto. Penso di dare al mio prossimo poema i ribollimenti e formicolii d'argento della Secchia che scorre dolcemente quasi nel mio cuore. Le vigne alte sospese a braccia spalancate, aggrappate ai gelsi mi danno colle loro grandi ombre nere animate dei consigli energetici. Il vecchio cocchiere porta ora in equilibrio sul cappello a cencio la pletorica luna piena. Vorrei affrettare il passo del cavallo. Sono stanco di volutt

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