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Aggiornato: 1 giugno 2025


Del resto, io mi vergogno di dimorar cosí a lungo su queste debolezze; ma elle furono quelle di tutti quanti i secoli che ci restano a percorrere; e sono d'oggi, dicevo io e pur troppo non m'ingannavo, quando scrivevo per la prima volta questa pagina; e guastano, in somma, i giudizi sulle nostre due storie antica e moderna, e sulla presente e la futura ancora.

Neppure si vergognò di averlo a confessare in quel punto; che a' suoi occhi, servire la signorina Maria e il signor Lorenzo, valeva quanto il viver d'entrata. Gli dolse in quella vece d'essersi lasciato sfuggire quelle parole di bocca, perchè da alcuni mesi aveva imparato a sue spese che cosa fruttasse il parlare a vanvera, e raccontare alla distesa i fatti suoi.

"Ardo di desiderio, proseguì ella, di recarmi ad esaminare il Lario da vicino: tante persone mi parlarono di esso facendomene tutte belle e pompose descrizioni, che quasi mi vergogno d'essere la sola fra le mie conoscenti che lo abbia ancora a vedere".

TRINCA. E dice queste e altre cose. PARDO. Che altre? TRINCA. Mi vergogno di dirle. PARDO. Dille in tua malora, ché mi fai venir la rabbia. TRINCA. Dice che patite di non so che infirmitá di stomacali, e che ci avete tanto prorito, che andate cercando chi ve li gratti. PARDO. Mente e stramente per la gola. TRINCA. E dice averlo inteso da molti. PARDO. Mente per l'orecchie.

Filinoro, filosofo in bisogno, non ebbe alcun ribrezzo e se la prese, dicendo in cor: Tu sarai dama in sogno; co' tuoi borsel mi lascia ire alle prese; quando ho danar, di nulla mi vergogno. E cominciò di smisurate spese, e veste e giuoca e spende senza fine, e tratta principesse e ballerine. In poco tempo al verde s'è ridotto.

Il dottore non fiatava; ed il cieco con voce sommessa e carezzevole: Agenore, non mettermi alla tortura; ho ancora delle debolezze, mi vergogno, ho paura di farti ridere... dovresti indovinare tu... L'amico sprigionò un sospiro lungo lungo, poi disse: Non ci vuol molto ad indovinare... sei innamorato di tua moglie...

Ho detto: Danke, che fa lo stesso. È tedesco eh? Non intendo il tedesco. Non intendete il tedesco? Affatto. Non intendete il tedesco? Ma no. Me ne vergogno, se vi piace, ma non l'ho studiato. Agli esami per entrare in diplomazia non si richiedeva ai miei tempi che il francese e l'inglese, ma di tedesco, lo confesso, non so una parola. Cioè dico male. Ah!

Del resto io ero assai bello, mi vergogno, oggi, di dirlo: bello di quella bellezza maschile, forte, che io non so se l'esotismo della moda, oppure il positivismo hanno fatto perdere a voialtri, giovani moderni.

MANGONE. Comprare schiavi e schiave belle e venderle poi a' giovani che se n'innamorano. CAPITANO. Come se dicessi ruffiano. MANGONE. Come se tu lo dicessi e io ci fussi. Non mi vergogno dell'arte mia; ma qual arte è la tua? CAPITANO. Di corseggiar mari e lidi de' nemici e andar facendo prede.

Mortella. Dov’eri iersera con lui? In fondo alla scala dei Delfini, lungo il muro delle Cariatidi... Giana. Vergógnati. Mortella. , mi vergogno. Questo avete fatto di me. Ho spavento del sangue che mi rimane. Si giunge a questo, si conosce questo, si diventa così; e non si finisce mai di morire! Giana. Hai sognato, hai sognato. Intendi? Mortella. Lasciami! Giana.

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