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Aggiornato: 24 giugno 2025
Non ho che una parola e questa parola la diedi alla greca, d'altronde ecco che viene la tua rivale. Infatti Elenka veniva innanzi correndo come una pantera, stringendo un corbach di pelle d'ippopotamo lungo o flessibile. Un sorriso atroce, un sorriso di gioia sconfinata errava sulle sue labbra e negli occhi balenavagli un lampo feroce, un lampo spietato.
Guido aperse al nuovo amico, che la fortuna gli parava davanti, il pericolo in cui si versava, e lo richiese di consiglio e di aiuto. Costume dei carbonari era muoversi due volte la settimana: quando veniva in citt
Poi quando si sciolsero da quella stretta invincibile, si guardarono e videro gli occhi soli che sfavillavano nel volto interamente bianco. E tacquero. Ciascuno era entrato nel cuore dell'altro e aveva capito. La prima a riprendere la parola fu Nicla; ma la sua voce era nuova, col tremito che veniva dal terrore d'un'anima sul ciglio d'un abisso imperscrutabile.
In questa cameretta, dove capiva a mala pena una tavola, sulle undici di sera, veniva a dar fondo una coppia di amici.
Il serpentello mordeva ancora, quando fu picchiato alla porta dello studio. Era il figlio maggiore di Bortolo, il macellaio; un giovinastro di ventidue anni, grande e grosso, a nome Gerolamo. Veniva semplicemente a chiedere a suo cugino Giusto cinquanta lire in prestito fino al domattina. Giusto ebbe fortuna.
Qui nasce 'no sfragello! Sortimo fora e je se famo accosto; Ma Ninetto ce fa: Nun c'è pericolo, Fermi, ragazzi!... Be' che famo? Ar posto! Intanto fra la nebbia, solo solo, Veniva avanti un omo incappottato, Nino se pianta sotto ar lumicciolo, E, ridenno, je fa: Ben'arrivato! L'antro zitto.
Da molti punti ad esempio, da Petralia Soprana mi si è scritto deplorando di esser rimasti calmi, quando gli altri si agitavano. Com'é eloquente ed istruttivo questo rammarico... di non avere violato la legge! Non credo di andare errato affermando ch'era pronto il decreto, col quale veniva nominato a questore di Palermo il Regio Procuratore di Trapani.
Al ben ordinato appartamento in via Durini, non veniva più la gente mitemente frivola che alla zia Carlotta piaceva. No. La casa era sempre piena di poeti. Poeti che restavano a pranzo, che suonavano il pianoforte, che parlavano sempre di sè stessi ad altissima voce e che trattavano lo zio Giacomo come se fosse il portinaio. Sedevano intorno a Nancy e le leggevano i loro versi.
Che importava tutto questo? Io l'amava e l'aspettava, ella veniva a me perchè m'amava. L'ultima settimana prima del giorno era stato un turbine quello che ci aveva travolti; eppure, in tanto disordine di ogni cosa brillava netta, lucida, matematica tutta la combinazione del viaggio. Io conosceva a mente il mio itinerario ed il suo, e lo ripeteva sottovoce, come se avessi potuto dimenticarlo.
⁸⁰ Il vocabolo navì in ebraico non corrisponde sempre all’idea che esprime la parola profeta (ossia colui che predice l’avvenire) con cui viene tradotto in italiano. Questo vocabolo deriva dalla radice niv che vale articolazione, parlare, pronunziare; motivo per cui il titolo di navì veniva applicato indifferentemente tanto ai profeti decisamente tali nello stretto senso della parola, ossia quegli uomini che per inspirazione divina preannunziavano il futuro, quanto ai poeti, agli oratori e ai pubblici parlatori. Dippiù troviamo che questo epiteto viene dato indifferentemente tanto a quegli animi eletti per dottrina e per piet
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