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Aggiornato: 11 giugno 2025
Tutto questo può bastare; ma per chi va pei monti è necessaria la medaglia di San Venanzio. Ricordatevene, figliuoli; il maligno, capite Orazio, il maligno s'ingegnava, farti morire senza sacramenti, e portarti diritto dentro lo inferno: di qui, figliuoli, chè posso essere padre a tutti voi altri, comprenderete quanto profitto sia all'anima vostra starvi vicini a santa madre chiesa. E poichè dianzi mi è venuto parlare di rosario, o che trovereste male; per ammazzare il tempo, recitarne una mezza dozzina? Ma che dico male? Non sarebbe tanto bene messo nel salvadanaio per il mondo di l
Agitò la testina calva e rossa, troppo rossa ai pomelli, gittando intorno un'occhiata diffidente. Filomena! gridai alla caffettiera: porta un bicchiere di acquavite a Venanzio. Questa cortesia lo decise. Abbassò il volto, si strinse nelle spalle e coll'aria di chi confessa un secreto, che tutti sanno ed approvano ma niuno osa rivelare: Uhm! Io ho gi
Il cugino Venanzio non si sgominò punto nel vedersi dinanzi tanto parentado; intese che gli altri cugini erano venuti per lo stesso fine, e affliggendosi solo un poco d'essere arrivati tutti insieme nell'ora medesima, prese la determinazione fulminea di salvarsi.
Lo prese drent'al letto, Dove stava in campagna in d'un casino; Je sigillò la bocca cór cuscino, E j'ammollò 'na cortellata in petto. Dunque, ferita all'undici: ce metto Uno, er giorno; quarantatré, assassino... Vado giù da Venanzio er botteghino Ar Popolo e ce butto un pavoletto. A l'estrazione, sabeto passato, Ce viè' l'ambo; ma, invece de ferita, M'esce settantadue: morto ammazzato.
Venanzio non ebbe nemmeno il tempo di riflettere, come sembrava volesse fare, perchè un brutto ceffo si affacciò alla bottega senza dir parola. Vengo, disse l'orologiaio, e l'uomo sparve.
Quando Giusto si presentò, Venanzio era mille miglia lontano da lui; e per un poco, intento a ripulire la mostra, non si avvide nemmanco del suo parente. Ma il pittore, preparato a ogni sorta di incontri nella via crucis, non si smarrì di animo. Venanzio, disse con voce robusta; e ripetè ancora: Venanzio. Venanzio si volse verso di lui, tentando un sorriso che riuscì una smorfia.
Le cose, si può dirlo, cominciano a camminar bene. Orsù, corran pure le mie lettere al loro destino. E suonò un campanello che teneva sullo scrittojo. Poi, senza volgersi indietro: Siete il Venanzio?... domandò al servo ch'entrava. Eccellenza sì. Portate subito queste lettere alle persone a cui sono indirizzate.
Lo vedi! conchiuse Venanzio. Aveva detto tutto; si affacciò in istrada per vedere se l'uomo di prima aspettasse, e rialzando il capo verso il suo caro parente senza nemmeno guardarlo, sembrò dirgli qualche cosa che Giusto intese a volo. Stammi bene, disse il pittore, e buoni affari.
E ora l'usciere poteva andare a colazione; ma mentre guardava l'orologio ancora una volta, una voce domandò il permesso di entrare; e quella voce era così nasale da non si potere dubitare fosse d'altri che del cugino Venanzio. L'usciere e prete Barnaba si guardarono alla sfuggita; vollero andarsene entrambi, e rimasero. Avanti, cugino carissimo!
E sì che il povero veterano delle Tapera di Don Venanzio e di porta San Pancrazio ne aveva una voglia spasimata! Ma anche Michele ci aveva il suo segreto, che non aveva confidato nemmeno alla sua bella padroncina.
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