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Vedi, pap

Dammegli pur cosí; io non gli voglio piú profumati. GIGLIO. Vedi á qui: esto stocco sta gasto. Io ci harò metter un poco de oro; e questa sera ve los darò. Vòi tu altro se non que sará la tuya? PASQUELLA. Mia sará quand'io l'arò. È da far gran fondamento nelle parole degli spagnuoli, alla fede! Non diss'io che voi sète formiche di sorbo, che non uscite per bussare? GIGLIO. Que dezis, matre?

Abbiamo trasformato i cenci in pasta, ci resta da fare il meglio: trasformare la pasta in carta . Questa meravigliosa trasformazione fu narrata egregiamente da un nostro grande poeta, Giuseppe Giusti, quando andò a vedere le cartiere del Cini a San Marcello, nella montagna pistoiese. Uditelo: «...Noi arrivammo stracchi e affamati, e a farla apposta in quel momento la macchina non andava; ma il ministro della cartiera, che è un buon modenese, ci usò la cortesia di farla allestire, sebbene noi, aggiunta alla stanchezza e all'appetito anche la noia dell'aspettare, volessimo andar via a tutti i patti. Ed ecco, puliti i cilindri e ammannito il tutto, la macchina comincia a muoversi: vedere quello spettacolo e cessare la stanchezza fu tutt'una. Immagina due grandi stanze unite da più archi a rottura, l'una di solaio più alta che l'altra: nella superiore, vedi cinque grandi pile di pietra, nelle quali i cilindri triturano continuamente il cencio, e non ce ne vogliono di meno, perchè la macchina va con tanta rapidit

E imparò che il denaro è denaro. Nancy, di fronte a quella frase, ammutolì. Aldo, camminando al suo fianco lungo il boulevard, continuò: Vedi, è la gente come Carlo che guasta tutto per gli altri. Carlo è un perfetto cretino nello spendere i suoi denari. Oh! ma è così buono Carlo! disse Nancy.

Gli è in quest'ora che pei corritoi vedi correre gli uomini imbacuccati nelle copertone di lana, e le signore scendere in giardino al primo raggio di sole.

A che dunque, mia cara Marcellina, non versi nel mio seno questa amorosa lagrima? a che ti stai timida e non vieni fra queste mie braccia? perchè que' baci che pur confusa comparti all'agnelletta a me non li dai, a me che ten sarei ben più grato? non vedi come queste colombe affettuose c'insegnano ad amarci?

38 Vedi Rinaldo, in cui non minor raggio splender

Or paradiso, o inferno, Vedi? o vecchio feroce, io non aspetto: Dio qui mi manda; e qui starommi, eterno Fantasma, al tuo cospetto!

Venticello innamorato, che d’intorno a noi ti aggiri, che ci avvolgi di sospiri e ci assedi da ogni lato, sappi ben che ci ami invano. L’amor nostro è morto a Zano! Venticello vagabondo, tu che vedi, tu che senti tutti i nostri patimenti, va laggiù, va a dire al mondo che noi... gli uomini aboliamo... Non amiamo, non amiamo!

¹ Questa strofa di Giuseppe Giusti nella Apologia del Lotto ci dipinge la scena: «Se suonano a gogna, Ci vedi la piena; Ma in quella vergogna Si specchia e si frena? Nel braccio ti d