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Aggiornato: 4 giugno 2025
Se fu ne' grandi corpi molto industre Natura, ove mirabil officina corcò, quanto piú parmi saggia e illustre fingendo l'apa in forma sí piccina! Né l'apa sol, ma ciò ch'umor palustre nudrisce, dico, o riscaldata brina, donde sbucarse veggio tarli e culci, vespe, cicade, mosche, ragni e pulci.
«Io veggio ben», diss’ io, «sacra lucerna, come libero amore in questa corte basta a seguir la provedenza etterna; ma questo è quel ch’a cerner mi par forte, perché predestinata fosti sola a questo officio tra le tue consorte». Né venni prima a l’ultima parola, che del suo mezzo fece il lume centro, girando sé come veloce mola;
Ma ricòrdati, partito di qua, sollecitar Alessandro, ché solleciti mio padre a tor Melitea; e ricòrdati tornar presto con il presente. PANFAGO. E tu come sarai a casa, ricòrdati di far apparecchiar presto da desinare. PIRINO. Ma camina presto, ché non veggio l'ora di veder Melitea. PANFAGO. Anzi bisogna caminar con gravitá, col passo della picca: non sai che son ricco e mercadante?
Non v'accorgete che tutto il restante sia bugia? ERASTO. Ma io veggio il capitano. Eccovi un testimonio. PEDOFILO. Oh che testimonio! ERASTO. Capitano, di grazia accostatevi qua. CAPITANO. Pedofilo, buon giorno, poiché tua figlia ha dato a costui la buona notte. PEDOFILO. Chi te l'ha detto? CAPITANO. Dimandate chi me l'ha detto? tutto il mondo.
E io a lei: «Se ’l mondo fosse posto con l’ordine ch’io veggio in quelle rote, sazio m’avrebbe ciò che m’è proposto; ma nel mondo sensibile si puote veder le volte tanto più divine, quant’ elle son dal centro più remote. Onde, se ’l mio disir dee aver fine in questo miro e angelico templo che solo amore e luce ha per confine,
da l’altro cinghio e dismontiam lo muro; ché, com’ i’ odo quinci e non intendo, così giù veggio e neente affiguro». «Altra risposta», disse, «non ti rendo se non lo far; ché la dimanda onesta si de’ seguir con l’opera tacendo».
DULONE. Padron, state in cervello, ché sta armato di giacco: perciò ha tanto ardire. CINTIA. Vedete se ho soverchiaria con voi: ecco il fianco nudo. ERASTO. Va' va', ché ci vedremo. CINTIA. Finiamola ora. ERASTO. Ci troveremo bene in altro luogo. CINTIA. Dove, quando e come volete! ERASTO. Son desto o dormo, son vivo o morto? Che novitá son queste che veggio o che ingannano gli occhi miei?
¹ Gentil mia donna, i' veggio Nel muover dei vostri occhi un dolce lume, Che mi mostra la via che al ciel conduce. PETRARCA, canz. 9.
Orsú, non piú abbracciare e piangere; e non conturbate col pianto cosí desiderato contento. ATTILIO. Padre, mira che non ponno parlare. CONSTANZA. Ed è pur vero, o figlia, che da poi sí lungo tempo ti riveggia? CLERIA. O madre, come insperatamente vi veggio! Costanza.
ch’io veggio certamente, e però il narro, a darne tempo gi
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