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Aggiornato: 21 maggio 2025
«Giovane!» parlò cupamente Roberto, ponendosi a sedere, «io posso con una sola parola rendervi immobile per più lungo tempo che voi non vorreste: però accostatevi, sedetemi qui a canto, e sopra tutto parliamo basso, che nessuno ci senta.»
ISABELLA. Ècci nissun costí fuora? LELIA. Non si vede anima nata. CRIVELLO. Che diavol vòl colei? SCATIZZA. Questa dimestichezza è troppa. CRIVELLO. Sta' a vedere. ISABELLA. Udite una parola. CRIVELLO. Costor s'accostan molto. SCATIZZA. Che sí! che sí! ISABELLA. Sapete? Vorrei... LELIA. Che vorreste? ISABELLA. Vorrei... Accostatevi. SCATIZZA. Accostati, salvaticaccio!
Vanardi non sapeva che cosa rispondere e si tacque. Accostatevi: disse la marchesa. Il pittore ubbidì. Allora si vide quell'involto di pelliccie e di coperture d'ogni fatta agitarsi per un moto interno che durò alcun tempo, finchè una mano scarna, magrissima, dal color della cera antica ne venne fuori. Questa mano si diede tosto a cercare, frugare e rifrugare qua e l
Ella dorme come nella notte in che fu desta dal singulto di un moribondo, e questo moribondo era suo padre a piè del letto ammazzato. Non la svegliamo; solo accostatevi taciti a contemplarne anche una volta la divina bellezza. Non vi pare ella davvero creatura celeste? Guardate le guance polite, che non poterono perdere tutto il roseo della vergine anima sua; il sonno tranquillo gliele dipinge di una tinta più vermiglia, e le lumeggia col riflesso dell'ale candide, che le distende su tutta la persona. Mirate i labbri; essi bevvero molte, ahi! troppe, delle sue lacrime, e non pertanto mezzo schiusi sorridono un mesto, eppure dolcissimo sorriso: una volta questo sorriso apparve raggio di stella traverso la rugiada di una rosa; adesso potrebbe rassomigliarsi alla luce sinistra, che il sole all'occaso manda alla nuvola pregna della procella. Più tardi verr
O Cintio mio caro, e con quanto bel modo ne la priega! CINTIA.... E questo per un effetto importantissimo:... AMASIO. Io non vi ho inteso. Accostatevi un altro poco: dove sète? CINTIA. Dove era sto. ... dico, per un effetto importantissimo. Signor Cintio, una vostra umilissima serva ancora vi supplica d'un favore.
E noi lo avvertimmo, che per quel quarto di ora eravamo boscaioli e cacciatori, e che non avrebbe corso danno a mostrarsi meglio garbato. Sta bene; non volete acquistare come re, guadagnerete come servi; accostatevi qua... presso me... guardate laggiù... Dove?... In dirittura del mio dito... in quel fondo l
Senza esser visto, l'ho rubbata e ingoiata che non ne trovará un osso. Accostatevi, ascoltate che mugghie: oha, oha. ESSANDRO. Bene. MORFEO. In casa son molte robbe e s'apparecchia un banchetto da re, il tutto è in ordine, e tra poco saremo chiamati a tavola. PANURGO. Padrone, voi state mezzo morto.
Di Battistone disse il Cavaliere ho da raccontarne una bellissima. Allora sedetevi, mentre vi preparo un bicchierino di amaro tonico di Pavia, un amaro che aguzza l'appetito come una lesina. Accostatevi al fuoco, asciugatevi i piedi. Battistone ripigliò il Cavaliere questa mattina mi mandò un biglietto con queste parole: Siamo alle solite.
Non v'accorgete che tutto il restante sia bugia? ERASTO. Ma io veggio il capitano. Eccovi un testimonio. PEDOFILO. Oh che testimonio! ERASTO. Capitano, di grazia accostatevi qua. CAPITANO. Pedofilo, buon giorno, poiché tua figlia ha dato a costui la buona notte. PEDOFILO. Chi te l'ha detto? CAPITANO. Dimandate chi me l'ha detto? tutto il mondo.
Gerasto, sète contento voi per i trenta scudi? GERASTO. Contento, anzi vi servirò adesso adesso, che anderemo in casa: voi restate meco. FACIO. Volentieri. PANURGO. Orsú, io vi lascio insieme, ch'io vo per una cosa importantissima e serò a voi tra poco. GERASTO. Idio vi facci sano! FACIO. E voi sano e contento! GERASTO. Accostatevi, galante uomo. FACIO. Voi giá vi contentate per i trenta scudi?
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