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Maione, ricambiate molte parole di amore con Ugone, partiva; la notte era oscura, alcuno del séguito dell'Ammiraglio temeva insidie; giunto che fu alla chiesa di Sant'Agata, il Bonello, fattoglisi addosso, gridava: «Sei morto, traditore e adultero del mio ReParava l'assalito il primo colpo; ma dal secondo mortalmente trafitto cadeva.

Ora l'Ammiraglio, vedendo che il tossico amministrato ad Ugone non faceva gran frutto, timoroso dell'esito, presone seco uno più violento, andò con lieta faccia a trovarlo: gli favella dolcemente, protesta volergli ritornare amico, scapitare ambedue in quella contesa; pensasse a sanare; a lui più che ad altri stare a cuore la sua salute; avergli perciò recato un suo medicamento, che per certo lo avrebbe tornato da morte a vita.

Ugone resta a considerarla un momento, poi sospirando dimanda: Ed al papa che recherai in risposta, sventurata! che recherai? Alberada alza gli occhi al cielo, accenna della mano il suo capo, e risponde con nobilt

Ugone, che con gli occhi fitti nella sua coppa, quasi dal fondo di quella dovesse vedere a pullulare da un istante all'altro qualche cosa, si aveva fatto più volte passar d'innanzi il fiaschetto senza toccarlo, alcun poco scosso da Baccelardo, che da un lato gli sedeva da presso, risponde come se si risvegliasse subitamente dal sonno: Gli è veramente così, miei figliuoli: la materia è ciò che non è chi, quanto, come, niente di ciò per cui l'essere è mosso.

All'avvicinarsi dell'abate, Roberto gli fece grazioso saluto e lo invitò a sedere. Ugone si recò a baciare la mano della duchessa, e s'inchinò prima al duca poi ai baroni che così pomposa corte gli componevano. Indi presentò la lettera del papa. E Roberto la prese dalle mani di lui e la passò al vescovo di Bovino, il quale lesse a voce alta e sonora: « Gregorio VII, Pontefice massimo, servus servorum Dei, a Roberto Guiscardo duca di Puglia, Calabria e Sicilia salute ed apostolica benedizione, se vorr

A queste acerbe parole, Ugone, che sempre era stato buono ed onorato, si sente commuovere. Il suo fallo gli salta agli occhi spaventevole, si vede vituperato da tutta Europa, gli sembra udir raccontare il suo tradimento per tutte le corti, sente strapparsi fino dal sangue l'epiteto di virtuoso attaccato al suo nome, e conciossiachè anche in quell'azione condannevole e' fosse stato spinto da piet

XII. Le spese sono per arredi, soldi alla famiglia del re, e a cavalli e fanti dell'esercito di Calabria con Artois: e 5,000 once per acconciamento di galee, delle quali once 4,000 mandate in Provenza. Vi si leggono i nomi di vari condottieri: Goffredo di Joinville, il visconte di Tereblaye, Ugone de Grenat, Giovanni de Alnect, Pietro de Bremur, Giovanni de Montfort conte di Squillaci, ec.

bene, risponde Roberto; traetevi altrove, signori e tu altresì, Boemondo, col molto riverendo padre che accompagna l'abate. Boemondo ed Alberada si ritirano allora in uno scompartimento della tenda, attiguo a quello dove Ugone e Roberto dovevano favellare e non saprei dirvi quanto Alberada ne fosse contenta.

Ai due lati di questo semicerchio, nella parte interna, sedevano i signori laici e gli oratori delle corti straniere. Nel centro, sotto l'elevato seggio del papa, quattro segretari; ed il pontefice di rimpetto a tutti, nel mezzo, con due prelati dietro per trasmettere i suoi comandi. L'abate Ugone di Cluny riceveva alla porta i brevi di credenza di coloro che si presentavano al concilio.

Ugone abate di Cluny, poteva dirsi la più eccellente pasta d'uomo quando arrivava a perder di vista le dottrine di Aristotile. Nei filosofemi di costui egli aveva cercato addentrarsi, con una perseveranza e con una pazienza da fare spavento, oggi che la più astrusa sapienza si succhia da vasi sparsi di soavi liquori. Compagnevole poi, motteggiatore, ilare, amico dei piaceri, si faceva amare dalle donne, desiderare nelle brigate, dove con venust