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Aggiornato: 25 giugno 2025


Caruso si alzò pure sorridendo malignamente ma sulla porta del caffè salutò il Peronelli e si diresse a casa lasciando che l'altro andasse a sfogare contro il principe della Marsiliana il vecchio risentimento dello spostato per il signore, e, sorridendo per aver lavorato efficacemente per il suo avvenire, Ubaldo Caruso entrò nella casa, che abitava sull'angolo delle Convertite, e spogliatosi si addormentò tranquillamente.

La gioia del vecchio non ebbe limiti, come non ebbe limiti il suo affetto per Ubaldo. Lo trattava come un figlio, come il suo figlio prediletto, e non faceva altro che parlare di lui, mentre il giovane approfittava della ospitalit

Il principe, come tutti quelli che sono incapaci di prendere una risoluzione, ma una volta presala, per iniziativa altrui, vogliono attuarla per sentirsi legati e evitare il pericolo di cedere alla propria inerzia, provò l'impazienza di compire subito almeno una delle promesse stese in carta un momento prima. Infatti fece chiamare Ubaldo e senza tanti preamboli gli domandò: Lo vuole il giornale!

La freddezza del principe per Fabio non influiva sulla posizione di lui alla Stampa, poichè don Pio non s'ingeriva mai dei particolari e lasciava piena indipendenza ad Ubaldo, il quale, sapendo che in certe occasioni il Rosati era un eccellente corrispondente e un cronista prezioso, gli dava spesso degli incarichi, che Fabio accettava volentieri, perchè gli procuravano conoscenze, e guadagni superiori a quelli ordinari.

Ubaldo aveva saputo dai domestici in quale stato di abbattimento fosse il principe, ma non credeva mai che la distruzione fosse così grande. Non per questo si sgomentò come sgomentavansi i suoi colleghi per la malattia di don Pio.

E con la stessa prontezza con cui quel pensiero sinistro le era balenato nella mente, lo mandò ad effetto. Ella prese una busta stemmata, simile a quella di cui erasi servito don Pio, e dopo avervi scritto sopra l'indirizzo di Ubaldo Caruso, contraffacendo il carattere del marito, chiuse la lettera dentro alla propria busta e andò furtivamente a posarla sulla tavola della galleria.

In fatto di religione, continuò Ubaldo accomodandosi la lente e senza badare alle occhiatacce che gli lanciava Fabio, bisogna combattere il Papato con le stesse armi con cui si combatte il governo; far morire la fede screditando chi la predica.

Ubaldo, nonostante che fosse di Pisa, paese dove non mancano i mezzi d'istruzione, era stato mandato alla Scuola Commerciale di Venezia per vedere se l

Ubaldo, dopo aver passato alcuni mesi molto travagliati in Isvizzera, ottenne da certi parenti ricchi, che aveva a Livorno, i mezzi per andare a Parigi sperando di divenire col

Doveva inoltre e sempre sostenere tutti i membri dei partito progressista e radicale... Radicale! esclamò la duchessa. , rispose Ubaldo inchinandosi, perchè oggi siamo progressisti, poichè questo partito, fra quelli ammessi, è il più avanzato; ma domani possiamo essere radicali, se il partito radicale acquista terreno, distrugge la sfiducia che hanno in esso tutte le persone d'ordine...

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