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Aggiornato: 28 giugno 2025


TRINCA. Dio me ne guardi, che mi fusse posto in mezo: mi avisasti prima, che, quando stavi infuriato, ammazzavi gli amici e gli nemici. TRASIMACO. È vero quanto dici; ma, essendo un solo, dovevi avisarmi.

ATTILIO. Io stimo che i nostri travagli abbino gran somiglianza e corrispondenza fra loro; ma accioché io non mi doglia di voi di quello che voi vi dolete di me, vi narrerò il tutto, e vederete che, se voi avete ragione, io non ho il torto. TRINCA. Signor Erotico, se voi non tacete, e voi, padrone, non scoprite il fatto, consumaremo il giorno; e noi abbiamo carestia di tempo.

Ma noi abbiamo Erotico piú ricco e nobile e d'altri costumi: e vi fa la medesima offerta. PARDO. Che faresti tu, se fusse tua figlia? TRINCA. Se fosse voi? PARDO. Fa' conto che ci sei: consigliami. TRINCA. Non per consigliarvi, ma essendo nell'esser vostro, questo partito mi parrebbe tanto buono, che non potrei dir di no.

Son tali, che m'hanno scemato gran parte dell'amor che li portava; e se mi son mai pentito di cosa mal fatta, mi son pentito di averlo mandato in Turchia a riscattar la sorella, perché ho comprato il mio male, e, per ricovrar la figlia, ho perduto i danari, la figlia, il figlio e me stesso, per il dispiacer che mi dánno. TRINCA. In Turchia è usanza.

TRINCA. Padrone, chi prattica con zoppi, al fin impara a zoppicare: vostro figlio è stato in Turchia, dove non s'odono messe, si dicono uffici ché ben sapete che i turchi son mali cristiani, si usa levar mattino, si va a Studio; anzi coloro che attendono a simili cose, li chiamano catamelechi, cioè uomini di poco conto.

TRINCA. Ed egli conosce all'odore esser cosí. PARDO. Mente per lo naso. TRINCA. E che lo stima esser verissimo. PARDO. Mente per lo cervello. E tu non sai che ciò è una bugia? TRINCA. E per questo è un ribaldo, perché dice quello che non fu mai; e il peggio è, che le genti lo credono, perché lo veggiono pratticare tanto domesticamente in casa vostra, che possa sapere i vostri secreti.

TRINCA. Son sorelle e fratelli carnali al fine, e il sangue tira e fa l'ufficio suo. E la legge maumettana di comanda che le sorelle e fratelli trattino fra loro con molta amorevolezza: sará bisogno smaumettarsi a poco a poco.

TRINCA. Tu sai che sempre sei stato in capo alla tavola; e ogni cosa è venuto innanzi a te, e tu fai la parte e dái quel che ti piace a gli altri; e ti sei alzato da tavola con la faccia piú rossa di un gambaro boglito. GULONE. È vero. TRINCA. Perché dici il contrario, quando mangi con altri? e quando mangi con noi, dici mal di loro? GULONE. E perciò vuoi entrar in colera meco?

TRINCA. Egli l'onora di molti illustri titoli: d'un venerabil asino, e tanto grande, che basta per sei asini; di buggiardo, e che le veritá le tiene tanto secrete in corpo, che ci han fatto la ruggine; che non soffiò mai vento d'ambizione che non soffiasse in quel ballon del suo capo; e che nel tribunal della poltroneria, se si avesse a determinare chi fusse il magior poltron del mondo, senza dubio arebbe la sentenza in favore, perché basterebbe la sua poltroneria ad impoltronire tutti i poltroni del mondo; e che combatte piú con la lingua che con la spada...

«Un giorno, era domenica mi ricordo bene, e la bettola piena, zeppa di gente. «Io ci entro, do un'occhiata intorno e non trovo neppure un amico, tranne il mio croato che soletto in un canto trinca la sua caraffa. «Piuttosto che rimanermi solo mi reco da lui.

Parola Del Giorno

dell’esule

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