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Aggiornato: 28 giugno 2025
Tormenta me, se godi di questa atroce potenza: io faccio sacramento di rendere un giorno agli uomini quello che essi mi hanno fatto, col furore addoppiante della vendetta! Ma una donna, una bimba! Ad esse fu dato il cuore per amare, non per odiare! Ugo, tu bestemmii! Senti: castigo d'Iddio! il vento vuol sfasciare la capanna! O Signore, la mia cuna! Non temere!
PANURGO. E se v'ammazzo, quando mi pagherete l'obligo? ESSANDRO. Quando resuscitaremo. PANURGO. Troppo tempo ci vuole. ESSANDRO. Burli in cosa di tanto periglio? M'offendi sul vivo, avendomi il Cielo riserbato a tante miserie. PANURGO. Non è da saggio ricorrere al morire, quando per altra via si può uscir da affanno. Ditemi, di grazia, che cosa vi tormenta?
Ho sete e mi tormenta il desiderio di mordere e di picchiare instancabilmente sulle ossa, sui nervi, sulla carne.... Macella! Macella!
Quando il mese di aprile incomincia, quando l'epoca della partenza si approssima, in mezzo a tanta soddisfazione, si fa luogo un senso di amarezza. Sulle prime è leggiero, inavvertito, si presenta nella solitudine, nel riposo: poi cresce, cresce, si rende assiduo, continuo, non se ne va più. È un dispiacere vago, come di una disgrazia che sia alle spalle; una cura segreta, indefinibile anche per chi la prova; un dolore sordo per qualche cosa che deve mancare o morire. Che cosa è? L'uomo s'interroga, si rivolta, si tormenta, non trova niente, e la pena è sempre l
Mi girava la testa, ma, questa volta, diversamente di prima, vo' dire di quando la mi girava nel mio letto, allo scuro. Mi sentivo mancar il fiato: era la tormenta! E turbinava, oh! come turbinava! Mi credetti morto, e lo ero quasi, e mi distesi in terra, colle mani in croce, dicendo il De profundis e pensando intanto alla mia Gina, ai miei vecchi, ai miei piccini... e al... e anche al Sindaco!
Quando s’accorse d’alcuna dimora ch’io facëa dinanzi a la risposta, supin ricadde e più non parve fora. Ma quell’ altro magnanimo, a cui posta restato m’era, non mutò aspetto, né mosse collo, né piegò sua costa; e sé continüando al primo detto, «S’elli han quell’ arte», disse, «male appresa, ciò mi tormenta più che questo letto.
«Sono debole di mente, sono vano. Il mondo non lo crede, ma che m'importa del mondo? A te, a te lo dico, a te che mi ami. Mi tormenta l'idea che tu non sappia, malgrado le mie lettere, quanto sia povera e inferma l'anima mia. Che dolcezza, che infinito riposo quando ti avrò detto tutto tutto, e m'amerai ancora! Sar
Io son venuto a pigliar l'aria per sgomberarmi di un disgraziato mal di capo che mi tormenta; non vorrei riattizzarlo col vino. Baie, padre riverendo! Il vino è quel diavolo, che, entrato in casa, caccia via tutti gli altri. Non si dia molestia perciò, e lo creda a me che non ho usato mai di altro rimedio in mia vita fuori di questo.
Comincia una mandria a fuggire, verso la direzione del vento, per liberarsi delle nuvole di insetti che la tormenta. Ad essa altre se ne aggiungono, ed altre ancora.
Essa abbassava il capo e taceva, ma si sentiva nella stanza la temperatura della Siberia; io non mi potevo rassegnare, e saltava su nuovamente. Dimmi, Agata... tu hai dunque perduto la stima di tuo marito? No... ma... Ma che cosa? Che so io?... ho sempre un pensiero molesto che mi tormenta, e che cerco invano di soffocare... o almeno di rinchiudere in me sola.... Qual è questo maledetto pensiero!
Parola Del Giorno
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