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Aggiornato: 11 giugno 2025
Dolce se' senza alcuno amaro. O Trinitá etterna, nel lume tuo il quale desti a me, ricevendolo col lume della sanctissima fede, ho cognosciuto, per molte e admirabili dichiarazioni spianandomi, la via della grande perfeczione, acciò che con lume e non con tenebre io serva te, sia specchio di buona e sancta vita, e levimi dalla miserabile vita mia; ché sempre, per lo mio difecto, t'ho servito in tenebre.
E anco t'ho decta la doctrina e il principale fondamento che tu debbi dare a coloro che venissero a te per consiglio e che volessero escire delle tenebre del peccato mortale e seguitare la via delle virtú: cioè che tu lo' dia per principio e fondamento l'affecto e l'amore delle virtú nel cognoscimento di loro e della mia bontá in loro; e ucidano e annieghino la loro propria volontá, acciò che in neuna cosa ribellino a me.
T'ho pur detto tante volte ripigliò che sulla terrazza non amo che tu ci stia di sera, se non con tua madre; speravo che tu m'avessi a obbedire. Rientrarono tutti e tre in sala, dove il notaio stava russando ancora placidamente nel suo seggiolone.
Tornerai da me stasera, ché compreremo una libbra di lonza per fare arrosto; e poi, con quel guazzetto che fa l'Orgilla, vo' che noi sguazziamo. E mena l'indiano. PILASTRINO. Hai ben pensato. E che ci arem da cena? GIRIFALCO. Non t'ho detto? PILASTRINO. Non t'ho inteso. GIRIFALCO. Una libbra di buon porco. PILASTRINO. A incominciare. E poi infra pasto? GIRIFALCO. Quello non basterá?
Però che tucti e' vizi, come decto t'ho, nascono da l'amore proprio, perché da l'amore proprio nasce il principale vizio della superbia; e l'uomo superbo è privato della dileczione della caritá, e da la superbia viene alla immondizia e a l'avarizia. E cosí s'incatenano essi medesimi con la catena del diavolo.
Cosí questi cotali che sempre hanno ricalcitrato in ogni modo a la mia bontá, pure fanno alcuno bene; none in stato di grazia, come decto t'ho, ma in peccato.
Questa è una repetizione in somma quasi di tucto questo presente libro. Ora t'ho, dilectissima e carissima figliuola, satisfacto al desiderio tuo dal principio in fino a l'ultimo de l'obbedienzia.
È questo l'officio che Io t'ho dato, che tu percuota me con le corna della superbia tua, facendo ingiuria a me e al proximo tuo, e con ingiuria e con ignoranzia conversi con lui? È questa la mansuetudine con che tu debbi andare a celebrare il Corpo e 'l Sangue di Cristo mio Figliuolo? Tu se' facto come uno animale feroce, senza veruno timore di me.
Sí che vedi che le rimane la imprompta, levato che 'l suggello s'è; cioè che, consumata quella materia, cioè gli accidenti del pane, questo vero Sole si ritorna a la ruota sua; non che fusse staccato, come decto t'ho, ma unito insieme con meco.
Ed elli a me, come persona accorta: <<Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne vilta` convien che qui sia morta. Noi siam venuti al loco ov'i' t'ho detto che tu vedrai le genti dolorose c'hanno perduto il ben de l'intelletto>>. E poi che la sua mano a la mia puose con lieto volto, ond'io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose.
Parola Del Giorno
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