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Aggiornato: 4 giugno 2025
E a te letizia corre incontro e ride, Se dal palagio tra gli scossi campi Al lavor de' tuoi servi arrechi il dono Della parola che le voglie esorta. Oprar con loro anche t'è bello e senti, Quando poi siedi co' tuoi figli a mensa, Uscir dal pane un pio savor di fame Ai denti ignoto della gente morta. Col suon corrente la muta frangono notte le ruote.
"Anacrëonte dai versi söavi "Non t'è propizia la Diva dei savi!" "Dir
Se t'è di spavento, parla, che il tempo ci sfugge. Parla ed esci con me fra questa gente; esci per seguirmi fino all'ultima Francia. L
Onde, perfido, avvien che t'è sì caro Il discorde voler, che in duo cor miri, Ir non mi lasci al facil guado e chiaro E nel più cupo e maggior fondo tiri; Da chi disia il mio amor tu m'allontani, E chi m'ha in odio, vuoi che adori ed ami!
«S'è riso con Lucilla dell'idea saugrenue che t'è venuta di dirozzare questa mezza selvaggia, e ti auguriamo buona fortuna. Ma vedrai che sar
La principessa, senza neppur guardarla, poichè, al solo annunzio e alla fisonomia del servitore, avea indovinato chi era, gettando l'albo lontano da sè, in modo che infranse una graziosa statuetta di Sassonia, cominciò ad inveire in tuono di voce sommesso, ma terribile: Da quando sei arrivata a Napoli?... Ti avevo detto di non metter mai più qui il piede.... Non sono venuta io in tutti i tuguri, in tutte le straducole ove t'è piaciuto darmi appuntamenti?
E però t'è di necessitá, a volere venire a la puritá che tu m'adimandi, di fare queste tre cose principali, cioè: di unirti in me per affecto d'amore, portando nella memoria tua e' benefizi ricevuti da me; e con l'occhio de l'intellecto vedere l'affecto della mia caritá che v'amò inestimabilemente; e nella volontá de l'uomo giudicare la volontá mia e non la mala volontá loro, però che Io ne so' giudice, Io e non voi.
Voglio che ti governi in ogni modo come t'ho detto, ché quel poco amaro in questo ha seco utilitá infinita. Andianne, com'è giorno. CRISAULO. Sia a tuo modo. Cosí farem, ché anch'io cognosco certo che fia 'l mio meglio. Ma non potrò starvi: ché ci morrò in duo dí. FILENO. Sí! T'è piú sano che non è 'l cavar sangue agli impestati. Ed è ben peste quella che ti ha preso!
L'atteggiamento del Santo è sobrio e dice molto. Se ti riesce sul muro quell'aria di testa, come t'è riescita sulla carta, hai vinto per mia fede un gran punto. Spinello, fuori di sè dalla gioia, buttò le braccia al collo del maestro. Via, via, ripigliò il vecchio pittore, schermendosi male da quella dimostrazione d'affetto. Non son mica Fiordalisa! Padre mio, perdonate; gridò Spinello.
«Tanto m'aggrada 'l tuo comandamento». Qui si dimostra Virgilio assai graziosamente disposto al comandamento della donna, mostrando che egli non solamente disidera d'ubbidirla prestamente, ma dice: «Che l'ubbidir», al comandamento, «se giá fosse», in atto, «m'è tardi». E però segue; «Piú non t'è uopo aprirmi il tuo talento»; quasi dica: assai hai detto, ed io son presto.
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