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Aggiornato: 4 giugno 2025
Di dove t'è uscito quello spaventoso Mazzeppa, di cui vedo perpetuamente la fuga? Come l'hai sognata la Fidanzata del Timballiere? Di dove l'hai cavato Quasimodo? Rivelami dunque uno dei tuoi mille segreti.
PEDOLITRO. Io non ci ho, in questo, interesse alcuno, né per conto d'interesse direi la bugia: e non essendo di natura bugiardo, godo nel dir la veritá. CLERIA. Dice che Cleria sia morta, e io viva sono: il testimonio t'è presente. PEDOLITRO. Ed io ti dico che tu Cleria non sei. Ma tu conosci chi son io? CLERIA. Certo, no. PEDOLITRO. Tu non sai chi sia io? riconoscimi bene.
E perché non ti confidi di me, che so' el tuo Creatore? perché ti confidi in te. E non so' Io fedele e leale a te? Certo sí: e questo non t'è nascosto, però che continuamente l'hai per pruova. O dolcissima e carissima figliuola, l'uomo non fu leale né fedele a me, trapassando l'obbedienzia che Io gli avevo imposta, per la quale cadde nella morte.
Tu parli su per giù come mio zio osservò la Valdengo. Il barone Venosti Flavi? Tanto meglio. Ho piacere d'esser d'accordo col tuo più stretto congiunto, un uomo che t'è sinceramente devoto e a cui sta a cuore la tua riputazione. Figuriamoci! esclamò in tono ironico la Teresa. Non gli era, anni fa, saltato il grillo di sposarmi? Mi ricordo.
Io toccava i quaranta; ma il mio cuore era giovine: riprese l'altro. Non t'è presente ancora il dì della prima battaglia, e quell'orrendo temporale che ci venne addosso la notte innanzi, l
che, ben che da la proda veggia il fondo, in pelago nol vede; e nondimeno eli, ma cela lui l'esser profondo. Lume non e`, se non vien dal sereno che non si turba mai; anzi e` tenebra od ombra de la carne o suo veleno. Assai t'e` mo aperta la latebra che t'ascondeva la giustizia viva, di che facei question cotanto crebra;
In quel che s'appiatto` miser li denti, e quel dilaceraro a brano a brano; poi sen portar quelle membra dolenti. Presemi allor la mia scorta per mano, e menommi al cespuglio che piangea, per le rotture sanguinenti in vano. <<O Iacopo>>, dicea, <<da Santo Andrea, che t'e` giovato di me fare schermo? che colpa ho io de la tua vita rea?>>.
Non v'accorgete come Amasia è tutta mutata di colore e par che venghi meno? LIDIA. Amasia mia, che hai? che mutazione è questa? e che doglia t'è sovraggionta? AMASIO. Soverchia passione mi occupa il core! LIDIA. Balia balia, sostieni, ch'io stropiccerò l'orecchie. BALIA. Mordile le labbia, ché cosí gli ravviverai gli spirti. LIDIA. Rivieni, Amasia mia. BALIA. I vostri baci l'han fatta rivenire.
T'è pur venuto la prima volta; te ne ricordi? Sì, ma erano appena quattro segni. Davano l'aria di madonna Fiordalisa, ma non erano il suo ritratto. A fare una cosa che meriti questo nome, si vogliono giusti contorni; non basta accennare, bisogna dipingere, e tutte le parti più minute debbono essere fedelmente rese.
S'era gettato addosso anche lui una veste da camera e veniva portando in mano la sua lampadina. Che cosa t'è capitato? domandò egli con inquieta premura. Nulla, nulla; rispose Matilde, gettandosi all'incontro del padre, e quasi cercando impedirlo d'inoltrarsi. Perchè sei venuto?... Scendere così di letto è un'imprudenza... Torna subito fra le coltri.
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