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Aggiornato: 9 giugno 2025


Il preside si mosse verso la porta e con un ghigno insidiosamente beffardo, susurrò: Gi

Dio! esclamò Emilia, accorrendo a sostenerla. Il sangue sgorgava, non più roseo ma purpureo, una fontana vitale entro la catinella che Emilia teneva con una mano. Coraggio, cara, fatti coraggio, susurrò Emilia. È una crisi momentanea, lo sai....

L'aria aveva tesori ineffabili, fragranze arcane, che le assopivano il sangue nelle vene. Presentiva una beatitudine, un'estasi, come il corpo mollemente adagiato in un morbido letto attende e pregusta un bel sogno. In quella soave dormiveglia dei sensi, la bella fidanzata porgeva orecchio al susurro dell'aura e al bisbiglio d'una voce sommessa.

E qui bisogna dirlo ad onore di mastro Pasquale, non badando al susurro, al tramestio che facevano quelle sante madri intorno a lui, non pensando più che tanto al suo danno imminente, egli si adoperò, stiam per dire colle mani e co' piedi, a far rinvenire la giovinetta, che fino a quel punto non aveva dato segno di vita. Povera piccina! pensava egli, mentre le veniva spruzzando il viso.

Perchè le gondole sono così nere, nere dappertutto, nel panno, nel legno, nei cordoni, nei fiocchi? domandò distrattamente donna Grazia. Portano il lutto della repubblica rispose Ferrante, che aveva accesa una sigaretta e fumava. Veramente? fece ella, guardandolo. Veramente. È triste, è triste susurrò lei, colpita.

La campagna intorno dormiva di un sonno leggero sotto gli occhi sorridenti delle stelle, in quel tepore autunnale, che sembra rendere l'aria più molle. Tutto taceva. Solo il fiume seguitava a passare con un mormorio inintelligibile, come un susurro di voci le quali soffocassero la propria gioia per non rompere la tranquillit

E all'azzurro lontan volge l'azzurro De' suoi sguardi pensosi, ma l'arcano Indistinto pensier senza susurro E senza gesto, va assai più lontano. Il suo pensier traverso il bene e il male, Or chiaro or torbido, Come nave sul mare a gonfie vele Vola nel sogno verso l'ideale.

La gioia la rendeva pazza; gli si precipitò nelle braccia, lo baciò sul viso e su le spalle, l'attirò in casa, sospirando, senza parlare. Ma al lume della lucerna si accorse che Bortolino era bagnato di sangue; due solchi profondi gli fendevano le guancie e gli abiti portavano grosse macchie rossastre. Tu sei ferito! tu sei ferito! oh! per amor di Dio! quale disgrazia! susurrò affannosamente.

La signora Chiara levò pietosamente gli occhi al cielo, accarezzando il capo della povera giovane: Potrei essere vostra madre! le susurrò con dolcezza all'orecchio. E dicono che l'affetto delle madri è quello che sa confortare i più grandi dolori. Gli occhi di Loreta s'illuminarono di una luce di letizia: Come siete buona, signora! E come sento di amarvi!...

E Vincenzo, che non vedeva l'ora di sottrarsi agli sguardi del padre e delle sorelle, aveva portato quasi di peso il cugino in camera, e l'aveva fatto coricare. Sfinito, in uno stato di prostrazione, vicino a svenire, Vicenzino sorrideva come un estatico. Poco dopo Vincenzo gli domandò: Come stai? Sono felice, susurrò l'ammalato.

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