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da gli strali e da le spade aita Cercano indarno, e 'n trascorrendo il piano Col gran ferro divin toglie di vita Olfan, Zulemo, Beregir, Giorano, Giaffer, Pirgo, Azamor; quinci smarrita Fugge la turba la terribil mano, E fatta al suono de le trombe sorda, di , d'onor non si ricorda.

Per questo ardir tanti nemici arcieri, Quanti su corde tese ebbono strali, Tutti contra il Campion spinsero fieri A bagnar nel suo sangue il ferro, e l'ali; Ma sen giro delusi i lor pensieri: Tante percosse in lui non che mortali, Anzi fallaci fur per varie guise: La Regina del Ciel così commise.

Ella sorrise alquanto, e poi <<S'elli erra l'oppinion>>, mi disse, <<d'i mortali dove chiave di senso non diserra, certo non ti dovrien punger li strali d'ammirazione omai, poi dietro ai sensi vedi che la ragione ha corte l'ali. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi>>. E io: <<Cio` che n'appar qua su` diverso credo che fanno i corpi rari e densi>>.

Mirinda e il fido, ne l'occulta stanza, adagiati su' troni orientali, dilettansi a gittar lucidi strali sotto i piè d'un fanciul nudo che danza. Un grande e bianco augello, a passi eguali, carico d'otri, sparge in abondanza acque d'ambra d'insolita fragranza su i marmi che dan lume ai penetrali.

Quando noi fummo sor l'ultima chiostra di Malebolge, si` che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di pieta` ferrati avean li strali; ond'io li orecchi con le man copersi. Qual dolor fora, se de li spedali, di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre e di Maremma e di Sardigna i mali

O non nati per l'armi a cinger spada, Ma sotto sferze a travagliare un remo In duri ceppi, ora ciascun sen vada, E conti altrui, s'io sbigottisco e tremo; Io sol vo' farmi a Rodi oggi la strada, Io sol provarmi nel periglio estremo; Toglietevi di mano ed archi e strali: Ah lacci poco essercitati e pali!

io che scampata da crudele artiglio, provo gli acerbi e ingiuriosi strali quanto sian di fortuna aspri e mortali, a te rifuggo in grave periglio; e solo chieggo umil, che come l'alma secura vive omai ne la tua corte, da la vicina e minacciata morte, così la tua mercè di ben n'apporte tanto, che l'altra mia povera salma libera venga per le ricche porte. VIII. Allo stesso

ANTIFILO. Non vuo' piú legger per non morirmi affatto de disperazione. Ma io vuo' leggerla solo per morire: a chi vive senza speranza, la morte sola gli è medicina. «... Dicovi che voi stesso sète cagione del vostro male, voi stesso la fucina de' vostri strali, voi stesso tessete fallacie, inganni e vani pensieri d'ingannar voi stesso.

Così dicendo se n'andò co' venti, E rivolando al ciel subito sparse, Ed io son quì; tu le minacce senti, Senti, che d'alto messaggier m'apparse: Or che farai? deh se gli strali ardenti Più stanti al fianco, e se l'incendio, ch'arse Per me tuo core, or più t'avvampa il petto, Al celeste voler non far disdetto.

Qual del gran Po su l'arenose foci Al ciel pinte anetrelle alzano l'ali, Se fa sovra lo stormo, arcier, veloci Da l'arco intorto sibilar gli strali: Tali i turchi sen van, dianzi feroci, Vinti al tonar de i fulmini immortali. AMEDEO freme, e fra le turbe incerte Il volto e 'l brando vincitor converte. Che sembrava egli allor che dentro il petto Incendio raccogliea d'ire infinite?