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Aggiornato: 5 giugno 2025
Voi arete buone camere, buon fuoco, buonissime letta, lenzuola di bocata; e non vi mancará cosa che voi aviate. STRAGUALCIA. Di cotesto mel sapevo. AGIATO. Volsi dir che voi vogliate. FRULLA. Io vi darò il miglior vin di Lombardia, starne tanto larghe, salciccioni di questa fatta, piccioni, polastri e ciò che voi saprete domandare; e goderete. STRAGUALCIA. Questo voglio sopra tutto.
PEDANTE. Sí, è. STRAGUALCIA. O padron magnifico, a tempo veniste per pagar l'oste. Ben gionto. PEDANTE. Costui è stato un buon servitore a vostro figliuolo. STRAGUALCIA. Volete forse dir ch'io non gli son piú? PEDANTE. No. VIRGINIO. Che tu sia benedetto, figliuol mio! Pensa ch'io ho da ristorar tutti quelli che gli han fatto buona compagnia. STRAGUALCIA. Voi mi potete ristorar con poca cosa.
PEDANTE. Egli ti starebbe molto bene ch'egli ti desse cinquanta bastonate per insegnarti, quando e' va fuore, a fargli compagnia e non t'imbriacasse e poi dormire, come hai fatto, e lasciarlo andar solo. STRAGUALCIA. E voi doveria far caricar di scope, di solfo, di pece, di polvere e darvi fuoco per insegnarvi a non esser quel che voi sète. PEDANTE. Imbriaco! imbriaco!
VIRGINIO. Che hai mangiato? STRAGUALCIA. Un par di starne, sei tordi, un cappone, un poca di vitella; e bevuto due boccali solamente. VIRGINIO. Frulla, dágli ciò che vuole; e lascia pagare a me. PEDANTE. Or che vuoi? STRAGUALCIA. Vi bacios las manos. A questo modo son fatti i padroni, maestro! Messer Pietro, voi sète troppo misero e volete ogni cosa per voi. Sapete da quanti v'è stato detto.
VIRGINIO. Dimanda. STRAGUALCIA. Acconciatemi per garzon con questo oste che è il miglior compagno del mondo e 'l meglio fornito e 'l piú savio e quel che meglio intende il bisogno del forestiero che oste che mai io vedesse. Io, per me, non credo che sia altro paradiso al mondo. GHERARDO. Gli ha nome di tener molto bene. VIRGINIO. Hai tu fatto colazione? STRAGUALCIA. Un poco.
Tu parli propio da quel che sei. STRAGUALCIA. Parlo di quel che vi piace. PEDANTE. Vòimiti levar dinanzi? STRAGUALCIA. Io non vi ci fui mai dinanzi: benché non è restato da voi. PEDANTE. Al corpo di... STRAGUALCIA. Al corpo ci... Guarda chi mi vuol dir villania! Sa che non fece mai tristizia ch'io non sappia e che, s'io volesse, il potrei fare ardere, e pur mi sta a rompere il culo.
STRAGUALCIA. E io che voi sète un ladro, un giocatore, una mala lingua, un barro, un mariuolo, un frappatore, un vantatore, un capo grosso, uno sfacciato, uno ignorante, un traditore, un sodomito, un tristo, posso dire. PEDANTE. Noi siamo conosciuti. STRAGUALCIA. Voi dite 'l vero. PEDANTE. Basta: non piú parole. Non mi vo' metter con un par tuo, ché non m'è onore. STRAGUALCIA. Sí, per Dio!
Gherardo, testé, mi voleva amazzare. PEDANTE. Rem omnem a principio audies. Entriamo in casa, ché saprete il tutto. Messer Gherardo, venite fuora. GHERARDO. O Virginio, il piú strano caso che fusse mai al mondo! Entra. STRAGUALCIA. Infilzolo? Ma gli è carne da tinello. GHERARDO. Fa' metter giú queste arme, ché gli è cosa da ridere. VIRGINIO. Follo sicuramente? PEDANTE. Sicuramente, sopra di me.
Non sète voi il maestro di suo figliuolo, che veniste a l'ostaria con noi? PEDANTE. Sí, sono. GHERARDO. Entrate. PEDANTE. Sopra la fede vostra? GHERARDO. Oh sí! VIRGINIO, STRAGUALCIA, SCATIZZA, GHERARDO e PEDANTE. VIRGINIO. Venite con me quanti voi sète. Stragualcia, vien tu ancora. STRAGUALCIA. Con l'arme o senza? Io non ho arme. VIRGINIO. Tolle costí, in casa dell'oste, qualche arme.
FLAMMINIO. Non dico te; ma Isabella e Fabio. CRIVELLO. E che voi abbruciate quella casa, con Pasquella e con chi v'è dentro. FLAMMINIO. Andiamo a trovar lo Scatizza. S'io non nel pago, s'io non fo dir di me, se tutta questa terra non lo vede... Ne farò tal vendetta!... Oh traditore! Vatti poi fida. PEDANTE, FABRIZIO giovine figliuol di Virginio e STRAGUALCIA servo.
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