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Aggiornato: 5 ottobre 2025
Scambiarono così le prime parole prima della presentazione: poi, quando lo scultore ebbe pronunziato: «Mia sorella....» la signora Laura stese la mano alla visitatrice, dicendo con un sorriso di grande gentilezza e di profonda bont
Buona sera, disse colla sua voce appannata, di una dolcezza penetrante. Tutti le vennero incontro; si capiva che avrebbero voluto parlare, ma la sapevano troppo intelligente per arrischiare una parola inutile. Ella stese a De Nittis la mano gelata. È più freddo stasera.
Stese la mano: prese il mento della suora tra pollice ed indice e lentamente le sollevò la testa. Un viso quasi ancora infantile, una pallida faccia di giovinetta si coperse subitamente di luce. Due grandi occhi cilestrini s'affisarono sulla reclusa, ansiosi e sbigottiti. Ma guarda! fece Cocotte È carina!... E come ti chiamano? La suora balbettò: Suora Vittoria.
Alle inaspettate parole, Ripari, acceso e spento quasi ad un punto, stette muto e immoto. Poi riscotendosi mi stese la mano, sillabando con voce abbassata d'un tono: Sono troppo vecchio! Addio. Saltò in una lancia, disparve, e tornò a Messina a piedi per provare a sè stesso d'essere ancora abbastanza giovane.
E poichè la signora rimaneva sempre silenziosa, anch'egli non domandò più nulla, e restò immobile, con gli occhi fissi nel vuoto, come a seguire qualche fantasma spaventevole. Finalmente si alzò, prese il cappello, stese la mano alla signora De Carolis, e uscì senza far parola.
Temeva di giungere importuno, il capitano Fiesco; ma fu accolto come persona desiderata. Ed anche l'arrivo suo metteva fine ad una scena di gran commozione, che non voleva essere prolungata. Beatrice di Bovadilla si mosse alquanto sulla vita, e stese una mano al conte Fiesco, mentre l'altra non abbandonava la mano del signor Almirante.
Egli si fermò sulla soglia, guardando in viso a Nancy. Poi si avanzò, depose il cappello su una sedia, stese ambe le mani ed esclamò con voce bassa e fervida: ~Nancy!~ Nancy era balzata in piedi, ed ora, col respiro rapido ed affannoso, gli stava innanzi pallida e sottile nella chiara vestaglia. Egli fece un altro passo verso di lei, sempre con le braccia tese.
La Memoria storica dell'Armaroli fu per molto tempo una delle piú copiose fonti d'informazioni a chi ebbe ad occuparsi dei fatti dell'aprile 1814: dal Jomini, che ne fece larghissimo uso nella sua storia dell'ultima campagna dell'armata franco-italiana , giú giú sino ai piú recenti narratori della fine del Regno italico, tutti si valsero della operetta del senatore maceratese; alla quale si presenta ora, in parte come opportuno riscontro, in parte come necessario correttivo, la relazione particolareggiata che di quelli avvenimenti stese e lasciò ai posteri il collega suo CARLO VERRI milanese . Il patrizio lombardo fu veramente nei moti del 1814 uno dei rappresentanti piú cospicui e sinceri del partito austriaco; meno vigoroso all'operare che non fosse il Guicciardi, giovò piú di lui al trionfo di quel partito rafforzandolo con l'autorit
E giunto all'ultimo piano, tanta era in lui la pratica del luogo, sebbene si trovasse al buio, trovò l'uscio della stamberga, e stese la mano alla corda unta e bisunta del campanello, che rispose con un allegro tintinnio alle sue confidenti strappate.
L'ammalato, per buona ventura, non se ne accorse: pareva assorto in profondi pensieri; e, stese le mani, stringeva con l'una quella del suo maggior figliuolo, posando l'altra sulla bionda testa del minore. Damiano nutriva ancora in cuore un poco di speranza.
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