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Aggiornato: 6 maggio 2025
Io intendo i pericoli dell'insurrezione; e nondimeno i più tra i nostri sanno che possono superarsi non intendo i pericoli, quanto all'esito ultimo della guerra, e m'è inconcepibile come uomini di mente e di core ricusino in Italia l'oggi per paura del poi. Hanno studiato, essi che s'affaccendano in cerca di scienza rivoluzionaria, nei libri delle guerre regolari le pagine del loro Jomini sulle guerre nazionali? Hanno meditato sulla guerra della penisola Iberica scritta, non dirò da Torreno, ma dai generali francesi? Hanno pensato che l'esercito nemico s'assottiglia lungo una linea di quasi quattrocento miglia al di qua dell'Alpi? che delle tre zone tenute dall'occupazione, due sono inevitabilmente perdute fin da principio pel nemico, la terza, invasa tutta, tranne pochi punti e lo fu nel 1848 dall'insurrezione, può essere conquista di due provvedimenti e di poche rapide marcie? Hanno calcolato, sulla cifra dell'aggio che segue la carta dello Stato, la condizione delle finanze Austriache, sostenute unicamente nei quattro ultimi anni da sequestri, contribuzioni straordinarie, imprestiti volontari o forzati, e alle quali l'insurrezione troncherebbe a un tratto queste sorgenti di vita? Hanno sottomesso, come noi, all'analisi quell'esercito nemico, composto di elementi eterogenei e diffidenti l'uno dell'altro, potente nell'inerzia, incapace di resistere ordinato e compatto a una battaglia perduta? Prevedono tutta quanta l'azione di dissolvimento che eserciter
La Memoria storica dell'Armaroli fu per molto tempo una delle piú copiose fonti d'informazioni a chi ebbe ad occuparsi dei fatti dell'aprile 1814: dal Jomini, che ne fece larghissimo uso nella sua storia dell'ultima campagna dell'armata franco-italiana , giú giú sino ai piú recenti narratori della fine del Regno italico, tutti si valsero della operetta del senatore maceratese; alla quale si presenta ora, in parte come opportuno riscontro, in parte come necessario correttivo, la relazione particolareggiata che di quelli avvenimenti stese e lasciò ai posteri il collega suo CARLO VERRI milanese . Il patrizio lombardo fu veramente nei moti del 1814 uno dei rappresentanti piú cospicui e sinceri del partito austriaco; meno vigoroso all'operare che non fosse il Guicciardi, giovò piú di lui al trionfo di quel partito rafforzandolo con l'autorit
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