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Aggiornato: 29 giugno 2025


Comechè regnasse in quella stanza una caldissima temperatura, la marchesa era tuttavia sotterrata da una montagna di varie pelliccie e scialli e mantelletti coll'ovatta; così bene che la non appariva che come un enorme fagotto di robe da cui sporgesse una testolina, con una gran cuffia bianca a ricciatura di tulle tutt'intorno, con una faccetta sottovi, ammencita, ossea, del color della pergamena, corsa in tutti i sensi da minutissime rughe.

«Dunque hai capito; per adesso continua a dormire.» E senz'altre parole lo lasciava solo, ed egli tornava nell'altra stanza.

Che cosa fai nella tua stanza, quando ti splende alla mente una di quelle grandi idee che fanno il giro della terra, e quando ti sgorga dalla penna uno di quei versi che vanno al cuore come un colpo di pugnale o come il grido d'un angelo? Dove l'hai conosciuta la tua Rose della vieille chanson du Printemps, che mi ha fatto sospirare per un anno?

La baronessa riappariva in quel momento. Malgrado il suo braccio destro fosse irrigidito per lo sforzo di sostenere una vecchia valigia polverosa, ella entrò nella stanza con passo affrettato, con una risolutezza in tutti i suoi movimenti. Gettò la valigia per terra, s'inginocchiò per aprirla con una piccola chiave che teneva gi

Petronio non se lo fece dire due volte, e corse ad approntare una stanza attigua a quel camerone, la quale serviva ad uso di cancelleria criminale per l'interrogatorio dei detenuti. Marini si volse al suo cancelliere Passerini, ch'era rimasto rispettosamente indietro. Questa sera, disse, voglio assumere i costituti di Curzio Ventura, di Giuseppe Monti e di Gaetano Tognetti.

Poi strinse al seno i parenti, giovani e vecchi, salutò cordialmente i domestici, i coloni, i loro bambini, le balie e i conoscenti, e finalmente chiese la grazia di ritirarsi nella sua stanza, ove chiuse l'uscio a doppio giro di chiave, cadde sul canapè, mandò un profondo sospiro, e sentì il bisogno di stirarsi e di respirare in libert

Prima di separarsi, Quesnel desiderò intertenersi in particolare col cognato; entrarono ambidue in un'altra stanza e vi restarono a lungo. Il soggetto del loro colloquio rimase ignoto; ma Sant'Aubert al ritorno parve molto pensieroso, e la tristezza dipinta sul suo volto allarmò assai la di lui consorte.

Interruppero queste riflessioni tre picchi alla parete dietro le mie spalle, tre picchi che mi sembravano dati con grandissima cautela. Balzai dalla seggiola. La parete era intermedia tra le due case, e appunto quella mattina la bellissima bruna si era affacciata per la prima volta alla finestra della stanza accanto.

Fino compresa la quarta ottava è un immaginato dialogo tra l'autore della Marfisa e l'abate Chiari, uomo di carattere altero e presuntuoso. Stanza 21. Or vorrebb'esser stata ballerina, or cantatrice divenir vorria...

Stanza 56. a' mascalzoni affamati e assetati... A Venezia vivono molti viziosi scioperati della plebaglia vendendo relazioni a stampa, vere, inventate o false, bandi e notizie di rei giustiziati, gridando con voci fastidiose e correndo per tutta la cittá, anche prima che l'infelice condannato abbia subita la sentenza, per trarne sollecitamente danari da spendere alla taverna. Stanza 67.

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