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Aggiornato: 29 giugno 2025
A toglierlo da quella sua attonitaggine, gli entrò nella stanza un paggetto di corte ad avvisarlo che la cavalcatura era pronta, e che gi
Ricomponendosi per quanto gli è possibile. Ebbene? La signora è rientrata. È nella sua stanza. Bene. GIULIETTA se ne va. RAIMONDO prende il cappello, viene a PIERO, lo fissa per un istante, dolorosamente. Poi lo bacia in fronte. Grazie, Raimondo. Vai? Sì. Non posso tardare di più. I due amici mi aspettano. Passerò poi da te, per sapere. Se vuoi. Gli butta le braccia al collo, singhiozzando.
Nuovo scherzo satirico alle commedie del Goldoni e alle commedie e romanzi del Chiari, ch'erano le letture predilette di Marfisa, riformata dall'antico costume. Stanza 19. e le stimate fece colle mani, giunta a Marfisa...
Nelle atroci notti, oramai, una fatale convinzione si faceva posto nel suo spirito. Come uomo, egli era distrutto: distrutto come amante. Mai più, mai più avrebbe potuto accostarsi ad una donna, desiderandola, volendola; l'idea di un simile fatto, gli metteva un terrore folle, la crisi di un ferito che vede il ferro chirurgico. Due o tre volte, ingenuamente, Chérie, che nel suo buon senso, credeva alle forze semplici della vita, lo aveva guardato con gli occhi seduttori, con gli occhi che invitavano: due o tre volte era stata provocante, sperando di guarire così Paolo Herz. Ma aveva visto un tale sgomento in lui, gli era parso così tremante, così pallido, che la donna, non comprendendo più nulla, aveva chinato il capo, un po' umiliata, si era ritirata nella sua stanza, tutta pensosa. Mai più, nessuna donna, dopo Luisa Cima! e mai più, in sè, nessun amore, dopo che egli aveva così ignobilmente tradito il suo. Eternamente solo, solo nel ricordo dell'abbandono e solo con la testimonianza della propria turpitudine: una solitudine senza decoro, senza serenit
Ciò spiega i varii tentativi da lui fatti per introdursi nella stanza che racchiudeva ciò che per lui, oggi, era tutto nel mondo quel tutto in possesso di altri, e, presto, della morte! ed il furibondo rimorso che lo dominava e lo tratteneva indietro.
Il giovane dal pallido sembiante entrò nella stanza a guisa di smemorato: alla cortese proposta di sedersi o non intese, o non volle tenere lo invito. Solo, come se lo avesse colto la vertigine, con una mano si appoggiò al banco, e dalla parte più lontana del petto disciolse un sospiro lunghissimo.
Il cicerone m'aiutò, scoprimmo la botola, il sacrestano scese, e io gli tenni dietro giù per una scaletta angusta fino a una piccola stanza sotterranea, nella quale eran cinque casse di piombo, cerchiate di ferro, ciascuna segnata di due iniziali sormontate da una corona.
Non tutti gli uomini amano il focolare di famiglia, e la preghiera pei morti; molti, all'opposto, spiano dallo spiraglio della finestra quando il giorno cessa, e respirano più liberi al calare della notte, però che i pensieri e le opere loro sieno di tenebre. Ed io, che pure non amo le tenebre, non rispondo alla chiamata. Qual è la stanza che mi attende?
Il convento di San Bruno, come tutti quelli del medesimo ordine, aveva i suoi quartierini, in cui ogni frate potesse viver solo, con la sua stanza da letto, l'oratorio, l'anticamera e la ruota per cui introdurre il suo pasto frugale, o metter fuori la scodella vuota.
«Ti parlo qui, mortal, dall'altra riva, Dalla riva ove il vero è senza velo. Mi appar chiara la terra e aperto il cielo, Benchè giaccia quaggiù di luce priva. «Son qui da sola, in questo avel, gelata Ultima stanza ove s'attende Iddio, Verr
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