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Aggiornato: 12 giugno 2025
Quel pharetrato, cieco, alato, e nudo Che ogni dur petto, intenerisce, e scalda Quel fanciullin, spietato, orrendo, e crudo Che dato il colpo suo, mai più non salda Quel contra il qual, non giova elmo né scudo Né fuggir per stagion fredda né calda Quel te saluti, e se dormi ti svegli E che alquanto me ascolti te consegli
Tutto era smania e senso animalesco in tutte le stagion senza riparo; erano sempre in moto al caldo e al fresco i corpi e il vuoto di Lucrezio Caro. Non v'era distinzion dal fico al pesco; l'esser ognor giuvenca, ognor somaro; e l'imitare i piú bestiali ed empi era detto «aver l'anima» in que' tempi.
Ne la bella stagion, che 'l Sol rimena Più lunghi i giorni, ed ei più caldo appare, Tu sul vago mattin presso l'arena In snella prora trascorrevi il mare; Mormorava nel cielo aura serena Onde erano a mirar l'onde più chiare, Il mondo tutto di belt
E se d'un bianco e liggiadretto velo, levandosi 'l di testa, non fatt'ella qualche riparo avesse al crudo gelo, pensato avrei che 'l parvolino in quella paglia mancar dovesse, e lui, che 'n cielo volge coi giri soi ciascuna stella, stringesse la stagion orribil: tanto prender gli piacque di miseria il manto!
Che far dovea? de le guerriere imprese Il fine aspetto? la dimora è rea; Vadone a lui? se mi partia, palese Vario contrasto apparecchiar vedea. In cotale stagion dunque si prese Il consiglio per me, che rimanea; In militari spoglie io mi rinvolsi, Ed a la vecchia madre indi mi tolsi.
Che ratto in corso a noi difender mova Campion di fama, e di virtute altiero, Mentre l'aspro Ottoman forze rinnova, E schiera turbe ad assalirne, è vero; Dunque in tale stagion sia nostra prova Mostrar petto robusto, animo fiero, E con armata man cercar vittoria, O con nobile morte impetrar gloria.
«Heu quantum misero poenae mens conscia donat!». LUC. Però ch'io sol la rabbia in te raffrene! forse tempo verrá che da me impetri de le stagion di foco e ghiaccio piene.
Com'ella tacque; e che la madre udiro Mesta parlar su la stagion sì fiera, Le vergini il bel volto impallidiro, Qual vaga rosa che sfiorisce a sera; Timide poi co' genitor sen giro In verso il tempio a rinnovar preghiera, Nè pigro Telamon con fier sembiante Ove le trombe udia mosse le piante.
Senza odorati fiori Le rive e i poggi, e senza verdi onori Vedrai le selve alla stagion novella, Prima che senza amor vaga donzella.
Ma giá trovai nel nostro sortilegio, che nominar il debba «fragil uomo», per quel sí dolce e pestilente pomo cui si nascose il primo sacrilegio. Ben vedo che per me, «Natura» detta, l'eterno oprar che destemi si perde, e nasce ognor che mi persegua il tempo. Onde, per ch'ora sia sempre sul verde, altre stagion verranno assai per tempo, che al fine mi trasportan qual saetta.
Parola Del Giorno
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