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Aggiornato: 3 giugno 2025
Non credo ch'a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l'aere si` pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch'era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.
Vedrò, se 'l debil filo non si taglia nel mezzo del cammin di nostra vita, quel raggio, ch'ora il senso m'abbarbaglia, con vista piú vivace e piú spedita. De' bianchi e negri spirti la scrimaglia ben tengo de le muse al monte ordita; ma ch'abbia, se non tutto, almen in parte di Lodovico attendo il stile e l'arte. Non piú Merlino, Fúlica e Limerno oltra sarovvi, ma sol Triperuno.
T. Ragion è adunque che sì altero spirto cantato sia da gli spirti più chiari.
FESSENIO. Sono un... presso ch'io non ti dissi. Or io darò una volta e tornerò a Fulvia. SAMIA. Ben farai. FESSENIO. Se Fulvia sapesse quel ch'io so, non se cureria di spirti; perché Lidio brama piú d'esser con lei che essa non fa e oggi vuol trovarsi seco. E di mia bocca glie ne voglio dire io, perché so mi donerá qualche cosa. Però nol dissi a Samia.
<<Chi e` costui che 'l nostro monte cerchia prima che morte li abbia dato il volo, e apre li occhi a sua voglia e coverchia?>>. <<Non so chi sia, ma so ch'e' non e` solo: domandal tu che piu` li t'avvicini, e dolcemente, si` che parli, acco'lo>>. Cosi` due spirti, l'uno a l'altro chini, ragionavan di me ivi a man dritta; poi fer li visi, per dirmi, supini;
O sommo Iddio, chiunque puoi col sol benigno sguardo al mio caro signor porgere aita, deh! muovati pietá, se quella solo ne gli spirti celesti vive e alberga; né vogli di sí cruda e acerba morte di chi piú che sé t'ama e sopra a tutti li iddii t'onora esser cosí cagione. CRISAULO. Che fai, Fileno?
E ’l duca che mi vide tanto atteso, disse: «Dentro dai fuochi son li spirti; catun si fascia di quel ch’elli è inceso». «Maestro mio», rispuos’ io, «per udirti son io più certo; ma gi
Così ’l maestro; e io «Alcun compenso», dissi lui, «trova che ’l tempo non passi perduto». Ed elli: «Vedi ch’a ciò penso». «Figliuol mio, dentro da cotesti sassi», cominciò poi a dir, «son tre cerchietti di grado in grado, come que’ che lassi. Tutti son pien di spirti maladetti; ma perché poi ti basti pur la vista, intendi come e perché son costretti.
Ché lasci ogni anno cento pezzi d'oro per non dar luogo agli spirti che sempre biasmano altrui; ed or, per quattro soldi, avrá dato da dire a tutta piazza, quest'ignorante. Ma che! Non importa: perché sei cognosciuto da ciascuno per l'uom che sei. CRISAULO. Ho sempre da natura avuto questo, che d'alcuna cosa non mi son dilettato quanto avere il mondo tutto e, se fosse possibile, l'inferno amico.
ragion è ben, che con eterni onori vi cantin tutti gli spirti più rari, com'onorata in terra e in ciel gradita. Arno alzi l'acque al ciel, le rive infiori, suonino i tempii, e fumino gli altari, che 'l nuovo parto a festeggiar n'invita. XIV. A Maria Salviati de' Medici
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