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Aggiornato: 20 maggio 2025
Antonio, egli, salutò umilmente, e, con tutta la suggezione d'un supplicante che domanda una grazia, pregò sor Agata mandasse il figliuolo a recar quella lettera al suo indirizzo.
Grida di viva approvazione partirono dalla folla; il sor Domenico aveva le lagrime agli occhi e cercava la mano del principe per istringerla. Fabio Rosati gli s'era accostato e pareva che chiedesse i suoi ordini, quando Caruso lentamente si alzò e volgendo intorno uno sguardo dubbioso di sopra alle lenti, chinò la testa in atto di saluto incontrando gli occhi di don Pio, e quando la folla, per ordine dei soliti capi, fu ricondotta al silenzio, egli prese a dire: "Il principe della Marsiliana ha con brevi parole svolto tutto un programma di cui l'idea fondamentale consiste nel trasportare nel Trastevere un centro di attivit
La banda sul palcoscenico continuava a suonare, tutti parlavano a un tempo, quando il sor Domenico si alzò e fece cenno ai sonatori e ai convitati di tacere. La sora Lalla andò sulla terrazza a dare un ordine eguale, e a un tratto per tutta l'osteria, un momento prima così piena di rumore, regnò un silenzio solenne; nessuno osava neppur portarsi la forchetta alla bocca per non far rumore. Il sor Domenico si alzò e con quella voce dolce e vellutata, che scendeva al cuore, e nella quale era riposto in parte il segreto della sua popolarit
La donna si pose la mano sulla tasca, quasi a ripararvi quella chiave che portava sempre con sè, e ritornata in tutto il suo coraggio per difendere la ricchezza con tanto e sì lungo studio acquistata, disse risoluta e sprezzante: Voi siete matto, sor Emilio; e questo è proprio un perderci in inutili ciancie. E senz'altro voltò la grossa persona verso la porta per andarsene dalla stanza.
Fabio Rosati stette un momento pensoso, con gli occhi fissi per terra, poi stendendo la mano al sor Domenico gli disse: Credo che abbiate ragione; e senza salutare nessuno risalì in botte e si fece condurre al palazzo del principe della Marsiliana.
Io sperava che il mugnaio fosse assente, ma avevo fatto i conti senza l'oste. Egli se ne stava in cucina, e tenendosi un marmocchio sui ginocchi, gli dava la pappa. Cospetto!... dissi, sor Zaccheo, siete nel pieno esercizio delle vostre funzioni di balio....
Gaetano! soggiunse la madre. Che cosa volevi dirmi? Niente, niente; non serve, rispose Tognetti, che si era posto di cattivo umore, e andava guardando in cagnesco don Omobono. Questi se ne accorse, e si levò in piedi. La non s'incomodi, sor prete, disse il giovane. Rimanga seduto. Oh no, signore! anzi me ne vado via. Signora Maria, vi riverisco. Signor Gaetano! Le son servo.
Accanto al principe si era seduto a destra il sor Domenico e a sinistra il posto restava vuoto; don Pio avrebbe voluto che quella seggiola fosse occupata dal Caruso per parlare con lui, ma non ebbe il coraggio di chiamarlo. Lo conosceva appena, gi
La figlia del sor Paoleto, che egli aveva sposato per assicurarsi un sano godimento, non meritava il sacrificio di tutta la sua vita e di quei grandi interessi ch'egli andava fabbricando nel mondo; forse conveniva sfruttar anche quest'accidente e liquidare in una composizione amichevole i danni emergenti e i lucri cessanti....
È un'antica compagna di scuola della zia Vincenzina e venne a cercarla qui, credendo che fosse al Castelletto, E quel vecchietto che pare un ombrello in una fodera troppo grande? È suo padre, il sor Paoletto: un antico sonatore di clarinetto del teatro Regio. E come si chiamano?
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