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Aggiornato: 28 giugno 2025


Pensavo a quelle schiere di pellegrini che un tempo venivano a Roma per il giubileo e ripetevo fra me e me i bei versi del sonetto della Vita nuova: Deh! peregrini, che pensosi andate, Forse di cosa che non v'è presente; Venite voi di lontana gente, Com'alla vista voi ne dimostrate?

Il poeta obbedì e poi scrisse, per supplica, un sonetto con la coda dignitoso e malinconico, che d

Lui, sicuramente, lui, che aveva trovato un altro buon pretesto, di andare in Fontanabuona, per passare davanti al castello del suo amato parente, fermarsi un tratto ad ammirare la contessa Juana e sospirarle un sonetto. Io arrivo, e voi partite? diss'egli, facendo la bocca dolce. , parto, come vedete, messer Filippino. E i miei buoni parenti stanno bene?

¹² La casata de’ Sinibuldi si estinse nel 1497. La sua morte fu onorata di compianto dall’istesso illustre suo ammiratore e imitatore, il Petrarca, in quel Sonetto: Piangete, donne, e con voi pianga Amore, . . . . . . . . . . . . Poichè il nostro amoroso messer Cino, Novellamente s’è da noi partito.

Io dunque meritar puotei la entrata di questo santissimo giardino allora quando la fama sola d'una non pur bellissima ma prudentissima madonna mi cocque le medolle, lo cui bel nome voi ne' capoversi di questo succedente sonetto potreti conoscere, lo quale giá lo fido mio Falcone nel scorzo di quel frassino intagliando scrisse: G loriosa madonna, il cui bel nome I n capo de' miei versi porrò sempre, V orrei pur io saper de quali tempre S ian que' vostr'occhi neri ed auree chiome!

Lasciamo stare che noi potremmo comperare mezzo il Mogol, se voi, stranieri, ci pagaste solamente un baiocco per ogni sonetto stampato da venti anni in qua in Italia, e che noi per un baiocco l'uno acconsentiremmo di vendervi.

L’amico Luisi non si maravigliava affatto dei diciassette sinonimi cuciti dal Catinella; si maravigliava invece che egli ne avesse dimenticati parecchi altri: e in sonetto responsivo li enumerava a gloria della «sicula lingua»⁴⁰⁶. ⁴⁰⁶ Pitrè, Fiabe, Novelle e Racc. pop. sic., v. I, pp. 186-87.

Questi versi, e taluni altri dei quali la citazione si omette, pronunziati da Francesco Cènci nel corso di questo Capitolo, appartengono a certo sonetto di Francesco Berni canonico fiorentino.

Mosso tra un marito geloso e un ringhioso amico di casa, il meno che potessi fare era di usar prudenza, di rimettere il flauto nell'astuccio, di sacrificare qualche sonetto, di compatire da lontano a una povera donna caduta come un'agnella negli unghioni d'un orso buono e stupido e di un lupo furbo ed affamato.

¹ Al romor del tracollo Che rimbombò dal tetto al fondamento, Comparve un lumicin che parea spento, facea lume a stento. SONETTO del Migliorucci, barbiere fiorentino.

Parola Del Giorno

branchetti

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