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Il giuoco dellundici», descritto nell'ottava soprapposta, è giuoco cappuccinesco e da solitario, che cerca un passatempo in una combinazione semplice di numeri da solo in disparte, per non impegnarsi in partite di giuochi di carte d'applicazione, da lui abborrite, e per star separato da una societá romorosa. Stanza 32. Pareva scritta dal fine al principio, siccome l'orazion di sant'Alipio.

Nel leggere il libro della Domesticité non possiamo tenerci di ammirare nell'autore di esso, il signor Grégoire, l'uomo onesto ed il vero filosofo; non possiamo negare a questo antico presidente della «Societá degli amici de' negri» la simpatia, il rispetto, l'amore ch'egli merita come esempio vivo di operosa filantropia.

Nel 1032, egli Ariberto e Bonifazio, marchese di Toscana, guidano un esercito d'italiani in aiuto a Corrado che prese il regno di Borgogna finito allora in Rodolfo. Nel 1035, scoppia tra l'arcivescovo e i suoi valvassori di Milano una guerra grave, e molto notevole a far intendere le condizioni di quella societá feodale cosí diversa dalla nostra.

E la pace non si conchiuse, la tregua per sei anni; e fu convenuto non si guerreggiasse intanto tra imperatore ed imperiali da una parte, e le cittá collegate dall'altra; e queste conservassero lor Societá, e non fosser richieste di giuramento; una specie di status quo.

Fra tutti i suoi trovati però finora prodotti a comodo universale, io inclinerei facilmente a concedere il primo luogo alla moneta; imperocché l'oro e l'argento, che per natura sono tanto piú deboli del ferro, che, se non restassero inutili metalli, per lo meno a pochi usi necessari destinar si potrebbero, col mezzo di questa invenzione sono divenuti il piú necessario instrumento dell'umana societá, ed hanno acquistata gran forza e virtú, che ponno dar moto a rivolger sossopra tutta l'universitá de' beni mondani.

Sappiate che sir Guglielmo Jones, molti anni fa, ha fondato a Calcutta una societá d'inglesi, denominata «Societá asiatica»; e che questa societá, occupata com'è in continui lavori scientifici ed eruditi, non lascia di mandare di quando in quando in Europa anche alcune traduzioni di poesie indiane. |Uno de' lettori|. Ottima cosa!

Tu nel restante supplisci con la tua bontá compatendomi; e vivi felice. Che cosa sia moneta, e delle materie con che si fabbrica, e di quanta importanza ne sia l'uso all'umana societá.

«Oh maledetti ingegni traditori è di Turpin l'invettiva zelante, filosofi del mal coltivatori, maestri a far la societá forfante, de' patiboli infami protettori, certo voi siete a parte del contante del carnefice, a voi sozio e compagno; e ben vi si conviene un tal guadagno». Segua il guascon gli oscuri suoi destini: fuggiam, lettor, dalla malinconia.

L'eloquenza di Gian Giacomo Rousseau non bastò a persuadere all'Europa che le lettere fossero dannose all'umana societá. Nel discorso del ginevrino i popoli vollero ravvisare piú la bizzarria del paradosso che l'animo dell'oratore, e salvarono cosí il rispetto dovuto a quell'uomo singolare.

Anzi narravano tutti gli insulti che ricevevano dalla bassa canaglia, e che fino sentivansi chiamare «Societá dei pugni»; ed era come se parlassero di gloria e trionfi. Che fiore di galantuomini proprio esemplari! In fine della tavola tirarono fuori e lessero una poesia o prosa, che avevano fatta sui loro guai. E l'uno diceva: Stampiamola; e l'altro: No; e e no, e e no.