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Aggiornato: 15 luglio 2025


Questa volta ci si muoveva davvero; allorché io ne fui proprio sicuro mi addormentai profondamente. Quando al mattino mi destai noi eravamo fermi. Venga pur su dai suoi compagni, mi disse un mozzo. Ma perché ci siamo fermati? Siamo a Savona: ci fermiamo fino a stasera. E avremo altre soste avanti di arrivare a Marsiglia? Oh!... sissignore! Per lo meno si sta dieci ore a san Maurizio.

È venuta oggi? è qui la signorina Nora? Sissignore; cioè credo: adesso andrò a vedere. E la cameriera aprì l'uscio del salotto, ch'era in faccia a quello dell'anticamera, e lo richiuse in fretta, appena entrata. Fu un attimo, ma in quell'attimo Pietro aveva veduto come in un'apparizione, la Schönfeld e la Nora che sedevano sdraiate, quasi abbracciate sul canapè.

Oh, signore, la supplico d'impedire a quest'uomo di ridurre a effetto il suo proposito, che per me è orribile! Ma io non capisco più dove siamo, di che si tratti! Al Padre: Questa è la sua signora? Sissignore, mia moglie! Il capocomico. E com'è dunque vedova, se lei è vivo? Gli Attori scaricheranno tutto il loro sbalordimento in una fragorosa risata.

Sissignore, io ho difeso il naturalismo zoliano in parecchi miei scritti, facendo però sempre le debite riserve contro l'esagerazione del sistema: ho dedicato a Emilio Zola un mio romanzo giovanile Giacinta in segno di viva ammirazione per lo scrittore; e forse allora mi illudevo che quel romanzo derivasse dalla sua scuola.

Ah, io non sto mica a far la buffona qua per quella ! Il primo attore. E neanch'io! Finiamola! La finisca! la finisca! La figliastra. , mi perdoni... mi perdoni... Il capocomico. Lei è una maleducata! ecco quello che è! Una presuntuosa! Sissignore, è vero, è vero; ma la perdoni. Che vuole che perdoni! È un'indecenza! Il padre. Sissignore, ma creda, creda, che fa un effetto così strano

Sissignore, sua madre. Impossibile, bella mia borbottò come si fa? Dovreste tornare. Tornate.... tornate lunedì, che c'è udienza, non è vero Mazzia? Mazzia guardava difuori. Non udì e non rispose. La vedova arrossiva. Cacciò lentamente la mano nel grembiale di Nannina. Perdonatemi balbettò io gli avevo portato... gli volevo lasciare... queste mele... perdonatemi.... Date qua disse il vecchio.

Il Priore andò sulla soglia e tese l'orecchio in ascolto. Sicuro; diss'egli poscia; ci seguivano a poca distanza. Giovanni, avete fatto riaprire il portone? Sissignore; c'è mio figlio ad aspettare quegli altri. «Quegli altri» voleva dire che il luogo dello scontro era stato scelto da Tristano e che il padrone di casa aspettava la mancia da lui. All right! a noi, dunque! esclamò il Priore.

Entrai: Il commissario mi abbordò subito con queste parole: Lei è di Firenze? Sissignore! Vuoi fare il viaggio a spesa sue, o a conto della questura? Ma io voglio restare in Livorno È impossibile! Se ci ho i miei interessi! Non importa: lei è di Firenze e deve tornare a Firenze! Ma questa è bella! O bella, o brutta... tali son gli ordini.

Entrava nel portone dei palazzi più aristocratici e, con fisonomia sorridente, affabile, chiedeva al portinaio: Sta qua di casa il signor Geremia? Nossignore. Eppure!... non è questo il numero 43? Sissignore. Ma allora il signor Geremia sta proprio qua, al secondo piano! Le dico di no: al secondo piano, c'è il conte di Santafiora. Ma che conte di Santaflora! Vi dico che è Geremia.

Giuliano fece una strana smorfia, e balbettò fra i denti qualche parola. Ma stavolta continuò Milla questo capriccio me lo voglio levare. Sissignore, giocherò anch'io, e vedremo se la perdita di qualche migliaio di lire far

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