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Aggiornato: 8 luglio 2025
Oh quanto era lontano dagli appartamenti della marchesa e dalle sale di Versailles! Nel suo occhio ingrandito mille visioni passavano. Eran figure di donna, ma figure celesti che non rassomigliavano agli angeli della terra; non erano più i sontuosi abiti di broccato e di raso, nè le alte pettinature incipriate, nè i visini aristocratici e imbellettati, ornati di qualche neo, nè le scarpette a talloni rossi, nè i ventagli miniati; erano vesti bianche e cadenti, eran pupille azzurre e pure, eran chiome lunghe e finissime, erano sguardi pieni di bont
La signora Teodora fu lieta dell'arrivo dell'ingegnere Amoretti. Essa poteva dedicarsi tutta alle sue amiche. Vi lasciano sola? domandò l'Amoretti a Diana, e i suoi sguardi di fuoco le ricercavano il profondo dell'animo.
Notte. Tutto tace. Il silenzio è pieno di rumori, di zufolii, di strepiti, di squilli, di tintinnii. Talvolta si odono anche delle voci.... Chi mi chiama? In mezzo ai corridoi, i lontani fanali proiettano delle ombre smisurate, grottesche, spaventevoli. I quadri polverosi mostrano confusamente le loro figure dagli sguardi immobili, insostenibili.
Le due persone, alle quali egli l'aveva mostrata, fissavano in lui degli sguardi pieni di curiosit
Marta provò vedendolo un gran sollievo, il cuore di Tecla si turbò, e don Marco e donna Placidia scambiavano tra loro sguardi pietosi.
Nelle sale del castello capuano vive una creatura divina nelle forme, divina nell'anima. Ella teneva la faccia adagiata sopra un origliere, e gli sguardi dimessi: una bellezza maestosa compariva per tutto il suo aspetto.
O voi, Ninfe, chiamate Naiadi dei correnti rivi, di giunchi cinte, dagli sguardi innocenti lasciate i vostri ondosi canali e fra le buone erbe giungete tutte: ve l'ordina Giunone. Venite, o caste Ninfe, non bisogna tardare, un contratto d'amore dobbiamo celebrare. Entrano alcune NINFE.
Come era silenziosamente implorante che io mi decidessi ad accettare la generosa offerta della sua vita! Ora, lo capivo, il pudore le impediva di ripetermi le disperate parole: Fammi morire così, Dario! Sarò felice di morire così! Ma c'era nei suoi sguardi, nella sua voce commossa, nelle sue contegnose carezze qualcosa che mi esprimeva mutamente la stessa offerta. Io ero alla tortura.
Poscia, come l'idea sale dall'effetto alla causa, gli sguardi dei due giovanetti passarono dal diamante della lampada alla fiamma del cero.
Stretti adunque per mano il Palavicino e lo Sforza, si ritrassero, dopo alcuni momenti, fuori degli altrui sguardi, e liberarono alfine la parola che in sulle prime non avea voluto uscire.
Parola Del Giorno
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