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Dio serpente! Mi salva, mi salva! E continuava la cavalcata pazza. Il sole volge rapidamente al tramonto.

Hai tu una preghiera da volgere a Dio? dimandò Filippo. Don Diego restò impassibile. I due uomini scambiarono uno sguardo che corse da Don Diego a Concettella e da questa alla porta. Ciò fu tutto. Subito come l'assalto di un serpente, Filippo allacciò il vescovo alla vita per impedirgli di muovere le braccia, Gabriele gli passò al collo una corda a nodo scorsoio e la tirò a con violenza.

Nessun può col cervello immaginare biscia, serpente, tigre o lionessa, che alla bizzarra possa somigliare, all'ultimo parlar della badessa. Perdio, pelate cominciò a gridare, ch'io sarò a pezzi, a spicchi, a quarti messa; se foste mille, non avrò paura: non mi terrete dentro a queste mura. E cominciava a correre alla porta. La badessa gridava: Suore, all'erta!

Il mio dio serpente non ha saputo difendere la mia tribù se stesso e venne perciò giustamente schiacciato da un soldato romano, disse Ramsette con una sghignazzata amara. Fratello..... incominciò l'altro con dolcezza, Io, un principe, non sono il fratello di uno schiavo! urlò Ramsette. L'altro non si perdette di pazienza.

Come! tu vedesti un serpente lungo un miglio? Il diavolo era rimasto nella forma ultima, che aveva preso nelle sue tramutazioni. Quella del serpente non era stata l'ultima. Dunque, o che figura aveva egli? Quella di talpa lunga due palmi compresa la coda...

Onde, felici, a 'l Sol candido e mite e a l'ardor de' cavalli ed ai natali venti ci abbandonammo; e le due vite nostre mescemmo e rinnovammo in una vita più forte, che s'aprì raggiando. .... a 'l cuor giunge il freddo del serpente. Disegno di GIUSEPPE CELLINI.

Ed ecco a un ch'era da nostra proda, s'avvento` un serpente che 'l trafisse la` dove 'l collo a le spalle s'annoda. Ne' O si` tosto mai ne' I si scrisse, com'el s'accese e arse, e cener tutto convenne che cascando divenisse; e poi che fu a terra si` distrutto, la polver si raccolse per se' stessa, e 'n quel medesmo ritorno` di butto.

Mentre però passavan le tre sotto il primo riverbero di Piazza reale, due occhi somiglianti a quei del serpente si fissarono sul bel volto di Marzia, e vi cagionarono l'effetto della scintilla elettrica ma malefica, ma funesta come quella vibrata dalla cupa, nera partoriente delle tempeste sulle dominanti torri del feudo o della bottega pretina.

Non sembrando possibile di portar le mani al capo, cercò di piegare il capo verso le mani, e fu contenta di vedere che il suo collo potea piegarsi e dirigersi dovunque, come un serpente. Era riuscita a curvarlo in giù in forma d'un grazioso zigzag, e stava per tuffarsi fra le foglie, quando si accorse che erano le cime degli alberi sotto i quali s'era smarrita.

«Rogiero, le vostre parole suonano come quelle del serpente.» «Principessa, non so se fosse scellerata la favella del serpente, ma per certo fu vera