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Terigi allora a un pianto s'abbandona con una bocca quasi di berretta, dicendole: Illustrissima padrona, per l'amor di Gesú, datemi retta. Io vi chiedo perdon, ma... Dopo questo gl'impedieno i singhiozzi il dire il resto. La dama lo scusò per quella volta; il resto non lo volle piú sapere. La vostra villania resti sepolta: siate per l'avvenir piú cavaliere.

Il Sindaco, il Rettore, il professore Sali dissero che le loro consorti sarebbero venute volentieri a visitarla, ma avevano inteso ch'ella non riceveva. L'onorevole la scusò. Non è in grado di veder nessuno... È affranta... E soggiunse: La mando per alcune settimane a Venezia con la sua mamma... Qui rischierebbe di rimaner sola, perchè io non sono sicuro di non esser chiamato a Roma...

Il conte Testi si scusò di non poter presentarsi a tale onorifico incarco, per la sua manifesta malattia d'occhi. Il conte Guicciardi soggiunse, che se ammettevano scuse egli era il primo a proporre le sue, perché ognuno conosce le fisiche indisposizioni che soffre, non che il danno nell'allontanarsi da una famiglia di 14 figli. Alle rispettive deduzioni credette d'imporre silenzio il conte Presidente, col pronunziare che la seduta era sciolta; rispose alcuno che era in sua facolt

Il giorno successivo incontrai Raimondo per via era il cielo che lo inviava; io non aveva ancora cessato di pensare ad Eugenio; però me gli accostai con animo di domandargliene novelle. Al vedermi, Raimondo non mostrò sorpresa; mi venne incontro benevolo, si sforzò di sorridere e si scusò meco della sua condotta.

Manca di funicolari, questa tua Promonte! gli disse allegramente, caricando la valigia sullo svelto veicolo. Quando si sta fra le nubi, si fa trovare almeno un ippogrifo! Scusami, rispose l'altro. Ho calcolato male il tempo. Ti prego di scusarmi. Non ti scuso niente affatto: ti ringrazio.

Si è operato in me qualche cosa d'incomprensibile e di sorprendente: io ho conosciuto un amore tutt'altro che quello cui avevo provato fino allora, se tuttavia gli è amore quella immenso divampamento che io ho sentito. Non mi scuso, vedi! ho fallito; condannami. Non sono io che l'ho cercato. Non sono io che l'ho voluto. Ciò arrivò come una febbre in piena salute. Io non ho civettato.

Ma la signorina si scusò bene: al babbo non si poteva far contro; lui quando voleva voleva, non c'era verso!...

Siccome io insistevo, lei m'ha detto: «Tu mi farai sognare tutta notte di quelle bestieMa che bestie? dico io. Cosa credi che siano i millimetri? E lei m'ha risposto: «Oh Dio, saranno i bambini o i parenti dei centopiedi». Nancy scusò la sua piccina descrivendo a Fräulein la scuola che aveva frequentato nella Settima Avenue. La governante ne fu addolorata.

Il Della Valle, dinanzi alla pronta ubbidienza e al dolore di Lalla, si era calmato pienamente. Egli temeva, anzi, di essere stato troppo severo; e accompagnando Maria, quando se ne andò, fino alla carrozza, se ne scusò anzi con lei, ringraziandola del suo affetto, baciandole e ribaciandole la mano, con tenerezza affettuosa.

Il morir subito, dopo ciò che ella seppe, le sarebbe stato ventura. Che cuore fu il suo, come rimase di sasso, allorquando Fiordaliso si scusò a lei del non essere salito al ritrovo, il lettore potr