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Aggiornato: 19 giugno 2025
Quella gentile Stiriana, così squisita nelle arti nobili, e non profana della politica, aveva bene indovinati gli ideali di Alfredo, e la cagione del suo recente lagno. Perciò non ne ebbe meraviglia: ma anzi crebbe in simpatia verso di lui. Voi da pochi giorni, disse, mi foste amico sincero.... lo confermi il nostro idillio fra i monti. Un'altra volta, in tempo più lontano, vi incontrai, e ne ebbi impressione gradevole. Cominciai allora a studiarvi. Voi siete un egregio uomo, ma assai fantastico. Il vostro cervello, mi pare di vederlo, bolle mai sempre siccome l'acqua di una caldaia a vapore, col pericolo dello scoppio. Non siete completamente pazzo, ohibò, ma la vostra testa, scusatemi, la mi sembra un pochino malata nella parte che riflette le più concrete sensazioni umane. Voi vorreste, ma invano, sottrarvi, alle necessit
Ma scusatemi, veh! proseguì l'altro, che non sapeva capacitarsi di quella stizza del compagno. Poco fa, ho creduto che fosse meraviglia, e mi parve naturale. Anch'io, flemmatico come sono, ce ne ho avuto il mio quarto d'ora. Ma adesso io non v'intendo più. Che cosa sono queste smanie? O che, facevate forse il conto di non essere pagato?
Scusatemi se ieri non mi sono recato al vostro appello, disse il barone di Sanza. Io sospettai perchè avevate desiderato parlarmi e voleva avere qualche cosa a rispondervi. Questo tuono cerimonioso e solenne mise il colmo al turbamento di Bambina. Ella, che l'anno scorso ancora chiamava il barone corto corto Tiberio, ed egli che le dava del tu!
Scusatemi, ruppi con uno sforzo, levandomi in piedi subitamente, avrei un impegno... L'importuna comprese. Si levò anch'essa; fece in fretta le sue scuse e i suoi ringraziamenti, e si avviò. Io rimasi così ritto fino a che non udii la porta del pianterreno richiudersi con un colpo secco: allora, cadendo sulla seggiola, ebbi la sensazione di piombare in fondo a un pozzo.
Scusatemi, Giacomino, disse il Pietrasanta, che gi
La vostra lettera era fredda, e di uomo distratto... scusatemi, Alberto; caro Alberto, non vorrei recarvi dispiacere colle mie esigenze. Egli è che mi rende tanto felice il pensiero di essere amata da voi! La famiglia che mi tiene in pensione non fa altro che lodarvi; se sapeste come ne sono orgogliosa! Non potreste entrare in relazione con questi miei ospiti? Ci vedremmo allora più spesso...
Accendo la pipa, scusatemi, e poi mi starete a sentire.
Ed io che stavo a ciaramellare, a ridere.... Scusatemi, Lorenzo!...
Sì, donna Livia aveva ragione: perdonare sarebbe stato forse meglio. Mentre la principessa si trovava col duca, venne recata a Camilla una lettera di Federico. Erano poche parole. «Parto con Dal Pozzo, scriveva: sarò di ritorno domani. Scusatemi presso il principe e la principessa. »Conto lasciar subito la Sicilia, appena assunto il mio nome. Preparatevi voi e Gabriella.»
E ora, Clara, ora che sono passati dieci anni, ora che voi avete mutato il vostro cuore, come dite, ora voi siete come allora, voi volete che io vi conforti, perchè un altro vi ha lasciata. Voi siete crudele come in quel tempo, Clara: allora ridevate, adesso piangete, ecco la differenza! Scusatemi ella mormorò, nel colmo dall'avvilimento.
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