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Aggiornato: 27 maggio 2025
Certo gliene avrebbe parlato per avere una scusa di romperla con lui, se un pacchetto di lettere, con un nastrino azzurro, e ch'ella sapeva ben custodito in una scrivania del marchese, non l'avesse tenuta molto inquieta e in dubbio sul da farsi.
Maledetto boemo!... Bisogna agguantarlo per il collo!... Per lo meno imporsi, spaventarlo!... Spaventarlo?... Sicuro, perchè no? Matteo, era seduto dinanzi alla scrivania; si allungò, si distese sulla poltrona. Spaventarlo?... Tedesco, affarista, donnaiuolo.... non dovrebbe essere difficile!
Marco invece era troppo eccitato quella sera per aver sonno. Aprì la cassetta della scrivania nella quale doveva riporre i documenti di famiglia che aveva riportati. Pose la sua fede di battesimo in una busta con quelle de' suoi fratelli e d'una sorella. Erano stati quattro, ed ora si trovava solo.
Quando il capitano di vascello Ruggero Carleoni, comandante della «Siracusa», ebbe finito di decifrare nella sala del Consiglio della nave il lungo dispaccio del ministro della Marina, chiuse il foglio in uno dei cassetti della scrivania, strappò e stracciò la pagina del taccuino dove aveva trascritto alcuni dei passi più importanti degli ordini telegrafici, e disse a Catenuti, il sott'ufficiale-segretario: Chiami subito il comandante in seconda.
Se quella certa scrivania venisse messa all'incanto?... Domani, rispose finalmente, dando a Giacomo un altro bacio sui capelli. All'indomani, in fatti, suo marito aveva seduta al Consiglio Provinciale e al Comizio Agrario. Giacomo la strinse al cuore ringraziandola: in quel momento Lalla, forse perchè stava perdendola, gli piaceva assai.
Con mano tremante ell'aperse la sua scrivania, rilesse e firmò il suo testamento. La distribuzione ch'ell'aveva fatta della sua fortuna le pareva equa; le pareva, ne' suoi legati, di non aver dimenticato nessuno; nè gli amici, nè la gente di servizio, nè i suoi beneficati ordinari. Ad altre carit
Marco mostrò parecchi trattati di medicina che aveva sulla scrivania, e che da qualche tempo erano diventati i suoi libri prediletti, e disse: Questi sono più sinceri di lei, dottore; mi dicono la verit
«Del mio piccolo patrimonio di dugento mila lire in cartelle del Debito pubblico italiano, che si troveranno nel cassetto della mia scrivania, faccio quattro parti uguali fra i miei cari parenti, non avendo nessuna ragione di favorire uno piuttosto che l'altro, essendomi provato che essi valgono uno quanto l'altro.
Con questo proposito ritornò a casa ch'erano quasi le dieci. Avrebbe detto al cameriere di rifargli subito le valigie e di chiamarlo presto la mattina. Voleva prender la corsa delle dieci per Roma e Napoli. A Napoli si sarebbe imbarcato per l'Egitto. Ma mentre stava per dar gli ordini i suoi occhi si posarono sopra una lettera ch'era sulla scrivania.
E per allontanarsi dal divano, si accostò di più alla scrivania. Quella giubba succinta, quei pantaloni attillati le facevano un'impressione penosa; e poi le urtava i nervi quell'occhio sempre così fisso e quel continuo riso da scimmia, per far vedere i denti bianchi! Era strano però, come egli aveva l'aria d'esser lì in casa sua; toccava tutto, le aveva gi
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