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Aggiornato: 28 luglio 2025
Nel medesimo istante che il generoso scièk pronunciava quelle parole, l'ultimo egiziano dell'infelice Hicks pasci
A morte gli assassini dello scièk. Ad un cenno del guerriero d'alta statura, che pareva fosse il sotto-capo, gl'insorti sollevarono con infinite precauzioni lo scièk che era sempre svenuto. Portatelo al tugul che trovasi in capo a questo sentiero, diss'egli, e voialtri accendete un bel fuoco e quando Abù-el-Nèmr ritorner
Si volse indietro ed al chiaror di un lampo scorse un cavaliere avvolto in un gran mantello bianco, curvo sul collo del suo corsiero, che andava avvicinandosi rapidamente. Notis! mormorò egli, coi denti stretti. Guarda! Chi è quell'uomo? chiese il greco, aggrottando le ciglia. Non lo conosci? È lo scièk Abù-el-Nèmr. Ira di Dio!... Dove va? A El-Obeid, non lo vedi?
Fra lo scièk e l'inviato di Dio vennero scambiate alcune parole, poi quest'ultimo prese per la mano il primo e lo condusse sulla collina, facendo segno a tutti gli altri di non seguirlo. Essi si arrestarono a pochi passi dalla macchia, in mezzo alla quale tenevasi prudentemente celato il beduino.
In pochi salti raggiunse lo scièk che aveva di gi
Sei tu Tepele? chiese il nubiano. In persona, Takir, rispose il negro che Omar riconobbe per un guerriero del Mahdi. Che hai saputo? Nulla fino ad ora. So però che fu fatto prigioniero dallo scièk Tell-Afab. È vivo adunque? Non te lo posso assicurare ancora. Domani parlerò con un arabo che si trovò presente al combattimento e che accompagnò lo scièk verso il sud. Abbiamo almeno qualche speranza?
Fathma, affranta, si sdraiò sul ponte e non tardò ad addormentarsi, malgrado i ruggiti e gli scrosci di risa dei leoni e delle jene che vagolavano sulle boscose rive del fiume. CAPITOLO IX. Lo scièk Abù-el-Nèmr. Erano le quattro del mattino quando Fathma si svegliò.
Il comando venne immediatamente eseguito. Lo scièk Abù-el-Nèmr fu collocato su di una specie di barella formata con lancie incrociate e gli altri si misero a schiantare alberi o raccogliere legne morte, formando una catasta colossale attorno ad una palma isolata. Il supplizio spaventevole s'avvicinava. Omar e Fathma, vedendo che ormai ogni speranza era perduta, tentarono salvarsi colla fuga.
Grazie Abù-el-Nèmr, mormorò Fathma con voce commossa. Non credeva d'avere ancora degli amici fra i ribelli. Distendi la tua gamba ferita; io ti guarirò. Lo scièk ubbidì. L'almea esaminò accuratamente la ferita che continuava a sanguinare. Era orribile: il leone con un potente colpo d'artiglio aveva lacerato la carne fino all'osso della coscia.
Ci siamo? chiese ad un tratto il più alto di essi, nel cui accento si riconosceva il beduino che si era mostrato tanto accanito contro Abd-el-Kerim. Non ancora, rispose l'altro, che era lo scièk El-Mactud. Ma arriveremo presto. Per che ora ti diede l'appuntamento? Per la mezzanotte. Io ho sempre creduto che Ahmed alla notte dormisse. Io l'ho messo in curiosit
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