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A mio parere bisognerebbe guadagnare il villaggio più vicino per procurarsi dei cavalli o dei cammelli, senza i quali non riusciremo a raggiungere El-Obeid, Se ben mi ricordo a una quindicina di miglia da qui trovasi Sciula. Vi potremo entrare? Temo che i ribelli l'abbiano occupata.

Una sera, mentre la luna s'alzava sull'orizzonte illuminando vagamente gli esili minareti di El-Obeid e le tende dell'accampamento degli insorti e le stelle fiorivano in cielo scintillando vivamente, due uomini avvolti in candidi taub se ne andavano a lenti passi verso la strada che conduceva al lago Tscherkela. Uno era Ahmed Mohammed, l'altro era lo sceicco Abù-el-Nèmr.

Si volse indietro ed al chiaror di un lampo scorse un cavaliere avvolto in un gran mantello bianco, curvo sul collo del suo corsiero, che andava avvicinandosi rapidamente. Notis! mormorò egli, coi denti stretti. Guarda! Chi è quell'uomo? chiese il greco, aggrottando le ciglia. Non lo conosci? È lo scièk Abù-el-Nèmr. Ira di Dio!... Dove va? A El-Obeid, non lo vedi?

Quest'uomo che tu esecri è il vendicatore degli Arabi che languono sotto il giogo e la sferza dei Turchi ed infedeli. Ma come tu l'hai abbandonato? Come tu sei qui? Qual capriccio ti spinse a lasciare El-Obeid per venire in queste terre? L'amore, rispose Fathma con aria tetra. Ah! tu hai amato un altra uomo adunque? chiese l'arabo.

Si componeva di oltre diecimila uomini fra egiziani e basci-bozuk, nubiani e sennaresi, bene armati, ma affatto demoralizzati, affranti dalle fatiche, dalle sofferenze, dalle malattie, dai torridi calori; di diecimila uomini infine risoluti bensì a espugnare El-Obeid, poichè la presa di questa citt

Una cinquantina. Un centinaio. Un migliaio. Che marmellata che faremo. Li massacreremo tutti. E pianteremo le loro teste dinanzi le porte di El-Obeid a tener compagnia a quella di Hicks pasci

Il greco non se lo fece dire due volte e slanciossi dietro al cavaliere seguito dal negro Medinek. Dopo dieci minuti di corsa, Abù-el-Nèmr e quelli che lo seguivano giungevano dinanzi a El-Obeid, sulla cui porta faceva orribile mostra la testa diseccata del barone di Cettendorfs. CAPITOLO VIII. Notis in trappola.

, sono io, ma solo di nome, disse con amarezza il generale. Qui mi si odia, qui si mormora che io conduco l'esercito a completa ruina, che non so comandare, che mi curo degli Egiziani come fossero i miei cani. Sono inglese, e voi sapete guanto gli Egiziani odiano noi. Vi sono dei giorni che mi pento di essermi messo alla testa di questi miserabili, ve lo giuro. Quando marcieremo su El-Obeid?

Il 15 gennaio, dopo un assedio di parecchi mesi, entrava in El-Obeid, la capitale del Kordofan; 3500 egiziani furono trucidati e gli altri passarono sotto le sue bandiere.

Non sei stata tu a El-Obeid? , disse sordamente l'almea. Vi fui. Non sei stata un tempo una donna potente? continuò il ferito che pareva avesse dimenticata completamente la sua gamba scarnata. Il volto dell'almea s'alterò spaventosamente, burrascosamente. La sua fronte si aggrottò e i suoi occhi parvero incendiarsi. Lo fui, diss'ella dopo qualche istante di silenzio. Allora non m'inganno più.