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Aggiornato: 20 maggio 2025
Un sagrestano in sottana azzurra a bottoni rossi sbucò di fianco all'altar maggiore con un oggetto in mano, che ella non distinse, e si fermò a guardarla. Allora ebbe daccapo paura. Istintivamente si diresse a sinistra sotto una navata piccola e bassa, piena di ombra nel fondo, e cadde sopra una larga sedia di paglia, che aveva dinanzi l'inginocchiatoio.
Condusse il conte in una bruttissima via, stretta e sucida, la peggiore di Pesaro; si arrestò dinanzi ad una meschina casupola. È qui, disse, che quella vecchia abita. Andatemela a chiamare, rispose il conte, spaventato quasi, disgustato certo dalla specie di fogna, in cui si trovava. Il sagrestano entrò nella casa, Il cavaliere di Malta girò lo sguardo intorno a sè.
La contessa di Karolystria!... Mia nipote!... Me l'ero figurato!... Non c'è che lei, non c'è che lei per giuocare di queste farse! Sagrestano: tenete ritto quel bambino... badate che non caschi.... che non si sciupi.... Caspita! è un mio pronipote.... Sì! sì! voglio darmi la soddisfazione di battezzarlo io... Frattanto, muovetevi... fate di trovare una balia... in mancanza di balia una capra... una lupa... Romolo fu ben allattato da una lupa... Su, dunque! spicciatevi! Ma dove sar
Nella camera vicina, Tuccio di Credi e Parri della Quercia si guardavano in viso, crollavano la testa e sospiravano, come uomini percossi da una medesima sventura. Quella sera il curato del Duomo mandò il sagrestano alla casa di messer Jacopo, per chiedere a che ora del mattino gli facesse comodo di andare in chiesa per la cerimonia nuziale.
Ma allora Don Pietro aveva anche cambiato parere. La chiesa e la canonica di Fagliano eran belle e ben provvedute; la mensa parrocchiale rendeva tre volte tanto di quella delle Vaie; il popolo era tranquillo e virtuoso: il sagrestano della chiesa, miracolo inaudito, era un buon diavolo, che non pretendeva di far egli da parroco; insomma, quella era proprio la man di Dio.
Il trattenimento poetico musicale durò fino a mezzanotte, e forse sarebbesi protratto infino all'alba, se un caso inaspettato, ed a me favorevolissimo, non avesse obbligato gli spettatori ad uscire dal teatro. I moccoli del sagrestano, quei moccoli per cui, al cominciare della rappresentazione, il teatro brillava di tanto bagliore, essendo, come ognuno può immaginare, di varia dimensione e grossezza, col proceder del tempo s'erano andati spegnendo ad uno ad uno, versando sul rispettabile pubblico una broda tepida e viscosa. Verso mezzanotte la sala non era più rischiarata che da un solo lucignolo; ed io era giunto alle cadenze della ventesima cavatina, e gi
Fu vero miracolo che in tanta confusione nessuno si fiaccasse il collo o spezzasse il cranio alla parete. Dopo dieci minuti di scompiglio, il sagrestano comparve finalmente in sulla porta del teatro con un lampione inchiodato ad una pertica. Alla vista di quel faro, tutti proruppero in grida di gioia, e beati dell'improvvisa luce, con calma e nel miglior ordine possibile uscirono dalla sala.
Dovrebbe dunque ritornare a Catania senza nulla scoprire; e non saprebbe riportare alla duchessa che delle congetture confuse, incerte, infondate fors'anche... che maggiormente l'agiterebbero? Mentre egli rifletteva a tutto ciò, il sagrestano e la donna, che gli aveva condotta dinnanzi, lo esaminavano ed attendevano quanto direbbe loro.
E venni nel vostro paese, dove mi acconciai col pievano defunto, e vi ho seppelliti mezzi, e ho fatto gran bene all'anima mia. Nevvero, signor pievano? «Sta bene, sì, sì...» disse don Apollinare vergognoso di vedersi usare dal sagrestano tanta dimestichezza. Ma avendo mestieri di tenerselo amico, trangugiò quel boccone.
E dopo tante cure, tanti affanni, qual frutto? Domandatelo a quei tanti artisti di merito, che da molti anni se ne vanno pel mondo con un violino o con un piffero... La domenica fatale era giunta... Suonavano le nove del mattino, quand'io sentii bussare leggermente alla porta della mia celletta. Son io, disse il sagrestano avanzandosi con esitazione. Che vi ha di nuovo? Una disgrazia.
Parola Del Giorno
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