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Aggiornato: 14 giugno 2025


E così gli dicea: nobil Campione, Che 'n paesi stranier, tra ferri avversi Portando a' Rodïan belle corone, Hai lor nemici in fuga omai conversi, Se 'n periglio mortal d'aspra tenzone Da la fronte il sudor largo rinversi, Se forte anela il sen, non te ne caglia, Che fia trionfo tuo questa battaglia.

Intanto al Re de' Cavalier, che 'n petto Portan candida Croce, erano avanti, Umidi gli occhi, e da l'interno affetto Cosparsi di mestizia atti, e sembianti Alcimedonte, e Timodemo; eletto Di lor ciascun da' Rodïan tremanti Per le miserie estreme omai vicine, De l'aspra guerra a ripregare il fine.

Fiero intanto Ottoman per varia strada Riversando da gli occhi incendio d'ira. Vibra nei Rodïan fulminea spada L

Sparsero i Rodïan gemiti e pianti: Ma del rio vincitor le man spieiate Da per tutto spargean fochi fumanti, Non perdonando a le magion sacrate. Io, che nel tempio con umìl sembianti A la corte del ciel chiedea pietate, Fra 'l rimbombo de i gridi e de gli ardori, Piena di ghiaccio il cor, men venni fuori. Incontro un mio scudier pallido in viso, E dimando qual sia nostra ventura.

Allenta il freno, e su le turbe spente Del rapido destrier punge la pancia, Ed al guardo de' popoli fremente Mostra la punta de l'orribil lancia; Ora de' Rodian tronca la gente, Or d'Italia, or di Spagna, ora di Francia, E pieno il cor d'inestinguibile ira Cento braccia a lor morte ei si disira.

Di quì tra' Rodïan per lei feriti Fur mille cori, e mille petti accesi; Ma tutti ardendo rimanean scherniti E ne le fiamme lor ben vilipesi. Solo fur d'Erimanto i preghi uditi Benignamente, ed i sospiri intesi, Ed a gli occhi di lui porgea conforto Con dolcissimi sguardi, e non a torto.

A che deggio, Ebrain, dianzi beata Via più d'ogni Reina altra terrena, Farmi al mondo veder serva, legata, Vinta le braccia e i piè d'aspra catena? Qui dentro i Rodïan, gente spietata, Forse ho da trastullar con la mia pena, E di quì tratta per Italia alfine Ho da soffrir le ferit

De' Cavalier su gli onorati petti Veggonsi sfavillar candide Croci, E vibrare armi in minacciosi aspetti Sotto l'insegne i Rodïan feroci. Folco nei luoghi a la difesa eletti Raggira, provvedendo, i piè veloci: Comanda, prega, ed ecco andare in alto L'orribil suon de l'aspettato assalto.

D'aita i Rodïan non fian deserti, Ma quanti spirti han de l'Olimpo i regni A farli franchi ne gli assalti incerti Porranno in prova i mansueti ingegni; In ogni tempo a l'alme lor scoperti Per voi saranno i vostri inganni indegni, E pregherem di Dio l'alta bontate A non gli scompagnar di sua pietate.

E s'affretta a gridar: fin che ne l'alto Le stelle, ove pugnammo, in giro andranno, L'armi e le forze, onde l'inferno esalto Mai sempre infeste al Vatican saranno: Gonfi, gonfi le trombe; al fiero assalto L'insegne spieghi il Rodïan tiranno: Questo infra i giorni tenebrosi, acerbi Vogl'io, che Rodi eternamente il serbi.

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