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Aggiornato: 16 giugno 2025


Ne 'l cortile marmorëo, tra l'alte colonne a cui s'abbracciano le piante con amorosi vincoli di fiori, tace la Bella Fonte, inanimata? più Bacco fanciullo, in su li opimi grappoli assiso, ride da la tonda faccia e vendemmia, candido tra l'acque riscintillanti a 'l sole ed a la luna?

Rapisco a la donna che siede con gli occhi su l’ago il sogno che ride al suo cuore; il primo suo gemito al bimbo che nasce, presago di pianto, fra il sangue e il dolore;

Ma non la tentan gracili vïole che gelosia di folta erba nasconda: di più liberi campi è sitibonda ov’ella possa respirar nel sole. Tutta s’immerge nella vampa d’oro che di baci ardentissimi l’investe: ride:

Al teatro... rispose egli, preso da una nuova esitanza. Al teatro? riprese Sofia. Noi vi andiamo molto di rado. Nell'aprile, al San Carlino rispose egli senza aggiungere altro, Ora ricordo; quando Maria Desanctis ci mandò quel palco, mamma. Una cattiva serata quella.... Perchè? domandò Gaetano, senza osare di chiedere altro. Non amo quel teatro; vi si ride troppo e non vi s'impara nulla.

Frattanto, o caro, vi contenterete ch'io rida un po', ché da rider mi viene. I' so che a male non lo prenderete. E cominciava a rider molto bene; e pur lo guarda, e ride, ride, e il guarda. Terigi ride anch'esso a quella giarda. Perocché gli sembrava gran fortuna la sposa sua allegra lo accettasse.

E l'altro, un ottimo vicino: «E quando non si hanno....» Senza dubbio lo scherzo gli pare amenissimo perchè sghignazza forte. Un istante di silenzio; Donato, ora che vorrebbe aprire, ha paura di lasciar entrare gli sguardi curiosi di quel vicino che ride.

Ride, scherza, parla d'arte e della rappresentazione dei balli futuristi che andremo a vedere. La voce fresca e senza trucchi musicali contrasta col dilagare a ruota, a spirali, a volute degli sguardi muti. Questi sono pure sguardi naturalissimi, non vogliono nulla, fingono nulla, ma le occhiaie vaste e fonde contengono una involontaria magia di cerchi azzurri che si svolgono all'infinito.

Noi, sottovoce, parlavamo di loro; di queste bellissime donne spagnole, un po’ insolenti, un po’ indolenti, con certe mosse da ballerine gitane, avvezze a fasciarsi nelle grandi mantiglie, a inginocchiarsi nelle buie chiese, a parlare con una voce vibrante, a incipriarsi con una cipria molto fina. Son donne solite a lasciarsi amare da uomini di cui hanno paura; nelle case vestono dimesse, in istrada cercano di apparire; davanti alle Madonne si fanno il segno della croce; ricamano adagio, parlano in fretta, e sanno pochissime cose. Hanno capelli molto lucenti, labbra vive, calde, un po’ carnose; nei lor occhi pieni di gelosia ride il sole. Amano i profumi forti, i colori vivaci, gli uomini prepotenti, le canzoni d’amore; dicono malignit

e Bëatrice disse: «Ecco le schiere del trïunfo di Cristo e tutto ’l frutto ricolto del girar di queste spere!». Pariemi che ’l suo viso ardesse tutto, e li occhi avea di letizia pieni, che passarmen convien sanza costrutto. Quale ne’ plenilunïi sereni Trivïa ride tra le ninfe etterne che dipingon lo ciel per tutti i seni,

Quell'altro è scappato dalla finestra; ha fatto un'assenza anche più lunga, tanto lunga che non ha più voluto ritornare. Il contadino l'ha cercato da per tutto in paese; finalmente l'ha ritrovato da me. Ma la povera bestia, che ride così volentieri, s'è messa a guaire, anche prima di ricevere il più piccolo colpo. Ne ho fatta una delle mie; ho proposto al contadino di comperargli il suo cane.

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