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Aggiornato: 14 giugno 2025


LAMPRIDIO. È soverchio ricordarmelo, padre. FILASTORGO. Teodosio, io ve lo do per genero e per servo. TEODOSIO. Lo ricevo per genero e per figliuolo. LAMPRIDIO. Andiamcene a casa e diamo questa allegrezza a Sennia e non la facciamo piú penare. TEODOSIO. Giá la vedo comparire dinanzi la porta.

Dov'ir mi deggia segno non appare di bestial non che d'uman vestigio: di che sovente fammi traboccare de panni co' miei passi gran litigio, fin tanto che, sul lido accosto il mare giunto, m'assisi stanco a gran servigio di nostra fragil vita, e poi mi levo, e del cammin doppio pensier ricevo. Se al dritto o manco viaggio me ne vada non so, ché nòve m'eran le contrate.

E fra questi continenti che sonno levati dal mondo, chi per religione e chi come pianta piantata nel corpo mistico della sancta Chiesa, tra' quali sonno e' ministri, non potresti tanto udire quanto piú mi dispiace questo peccato in loro; oltre al dispiacere che Io ricevo dagli uomini generali del mondo, e de' particulari continenti, de' quali Io t'ho decto; perché costoro sono lucerne poste in sul candelabro, ministratori di me, vero Sole, in lume di virtú, di sancta e onesta vita; ed essi ministrano in tenebre.

Ma forse continuò la giovane signora a lei non piace il thè? Nel suo bel paese a quest'ora si prende il vermouth, o l'assenzio, non è vero? Così dicendo gli porgeva una tazza di thè, col capo un po' indietro e i ricciolini negli occhi. Oh, signora! disse Aldo. Ma ciò che ricevo qui, da una così bella mano, è nettare! Tutte le americane sorrisero, approvando.

Ma la pietá, che mi vien di voi e della mia figliuola, e massimamente unica, me vi fa concedere quanto desiderate. FILASTORGO. E da voi solo ricevo in dono la vita di mio figliuolo, il quale per lo fallo non n'era degno. PROTODIDASCALO. Non si perda piú tempo, accorrasi prima che si intruda in carcere e il fatto si palesi il meno che si può. FILASTORGO. Andiamo andiamo, per amor di Dio!

Francesco! Oh! È andato via anche lui! Un po’ di disordine nei ninnoli e nei ritratti, e niente altro. È tanto stordita! Com’è possibile? Ella sapeva l’indirizzo di questa casa, perchè è qui che io ricevo le sue lettere d’affari. Ed è venuta qui per un convegno galante! Ah, è orribile, è orribile! Francesco Carlo Niente. Francesco Come niente? Hai una certa faccia.... Carlo

Non si lascia il servizio da un giorno all'altro, come ho fatto io, senza che resti qualche faccenda da terminare. Aspetto oggi stesso una lettera; se non la ricevo, dovrò partire domattina per tempo. La contessa Gisella lo guardò ancora, poi chinò gli occhi e la fronte, in atto rassegnato.

Fa' conto che se per te schivo questa ruina che mi sta sopra, da te ricevo la sposa, la vita e l'onore insieme, ché perdendo lei perderò il tutto miseramente: renderai me stesso a me stesso e mi torrai dalle mani della morte. Se sei stato mio servidore, d'oggi innanzi sarai mio fratello; e dal guiderdone che riceverai da me, conoscerai che so conoscere e guiderdonare i servigi.

Ma perché piú perdo tempo in lamentarmi, e non batto la porta di Pardo? Toc. PARDO. Che buona nuova, balia mia? BALIA. Vengo con buona intenzione di farvi bene. PARDO. Ed io vi ricevo con miglior volontá. BALIA. Vi priego per l'antica amicizia che è stata fra noi, per la vicinanza e per l'etá vostra veneranda, che piacciavi darmi udienza per poco tempo.

Ritornerò. Io abito in casa di lady Keith, al Vomero. Ma, ve ne scongiuro, non mandatemi a cercare: io vi ricevo un ricovero caritatevole. In casa di lady Keith? gridò il principe di Schwartzemberg. Comprendo alla fine. Il re vi ricever

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