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«Il malanno ai ragazzitempestò tra il sagrestano; e non potè andar oltre a suo modo, perchè di qua, di l

Giuggiole! che delizia! gridò Antonio levando le mani di tasca per cacciarseli entro i capelli: e corse al desco, ne tirò fuori a mezzo il cassetto, vi prese dentro un tòcco di pane inferrigno che c'era, lo divise in tre pezzi e ne porse uno a ciascuno de' ragazzi. I quali, con un'unanimit

Soltanto se usciva un momento nell'orto, i ragazzi che giuocavano sulla strada vicina le tiravano delle sassate. E che parolaccie le gridavano! Lei si rivoltava dentro di . Vigliacchi! tutti contro una donna! Come se fosse stata la prima a cadere. Perchè non badavano alle loro mamme e alle loro sorelle, che ne facevano di più sporche assai? Si, vigliacchi!...

I bersaglieri, giunti al sentiero, si ordinarono tosto in manipoli, e si cacciarono risoluti nel campo, con le baionette puntate in avanti. Frattanto il tenente Parodi aveva detto ai suoi: Ora voi altri, ragazzi miei, prendete un po' di riposo, che lo avete guadagnato. Chi ha pane nella sacca ne mangi un boccone. La zuppa verr

Udendo un gran chiasso nella piazzetta, mi affacciai alla finestra e vidi passare un nero con tutto il busto nudo, a cavallo a un asino, fiancheggiato da alcuni arabi armati di bastoni e seguito da uno sciame di ragazzi che urlavano. Sul primo momento credetti che fosse uno scherzo e guardai col cannocchiale. Mi ritirai inorridito.

I ragazzi erano confusi di trovarsi ancora amici, ma erano contenti, si guardavano in faccia e sorridevano. Un applauso salutò la fine di questo racconto. Era venuta a proposito la descrizione di un'officina; e quell'aver tutta la settimana pensato e discorso di lavori e di operai l'aveva reso più interessante. È proprio bello, disse il signor Guerini, e ve ne faccio i miei complimenti.

Pare una magia, dicevano quei ragazzi tutti attenti a vedere come in quel continuo ballare di rocchetti e di fili, le cose procedessero con tanta prestezza e precisione, ed espressero il desiderio che si rimettesse in moto la macchina; poi stettero ad osservare meravigliati, estatici, ammirando la velocit

Aveva speso troppo: il lunch, come lo chiamava M. Richard, all'ora della prova, e la cenetta dopo il teatro, ingoiavano un mucchio di quattrini. Aveva fatto male a lasciar sempre ordinare e comandare a quei ragazzi. E poi i fiori?

Ridono gli echi della valle nel vederci tutti scendere dalla blindata e correre come ragazzi prendendo a calci, a pugni, a schiaffi i bosniaci, bestioni che non vogliono mollare le loro mitragliatrici. Si arrendono come cani ringhiosi o meglio come professori passatisti idioti che cedono a malincuore i vecchi dizionari della gloria austriaca tramontata sotto i nostri calci futuristi.

Ma lo spettacolo accadeva troppo vicino a Garibaldi perchè potesse starsene inerte spettatore. Visto il voltafaccia dei lancieri e il Masina circondato dai nemici, saltò a cavallo e scortato dal solo moro Aghiar, si mise a traverso la via per tentare col gesto imperioso, colla voce tonante e colla stessa persona, d'arrestare la rotta sfrenata. Tutto invano; chè egli stesso rovesciato di sella, venne travolto dall'onda commista degli amici e nemici, e impigliato il corpo sotto il proprio cavallo e pesto dalle unghie di cento altri, stava per cadere ormai morto o vivo nelle mani borboniche, se in buon punto la brava compagnia di ragazzi, detta della Speranza, appostata vicino, con una scarica ben aggiustata, non avesse fatto largo nella siepe dei cavalieri nemici, che gi