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Aggiornato: 30 aprile 2025
Appena fu nella strada, subito si occupò dei preparativi della cenetta: comperò del pasticcio di Strasburgo con tartufi, delle pastine inglesi alla vainiglia, delle pralines di Boissier, delle scatole di frutti canditi di Napoli, dei barattoletti di conserva di ribes, dello Chablis, dell'Johannisberg, dello Champagne da venti lire la bottiglia, e lui medesimo, con una vettura da nolo, portò quell'ammasso di ghiottonerie nella misteriosa palazzina, in via dei Colli, dicendo a sè stesso: Emilia verr
Impossibile: a quell'ora, la strada è deserta; nella palazzina, non c'è anima viva; ho io le chiavi in tasca. Dunque? E le prendeva le mani, baciandole. Senti: vado subito a preparare una cenetta da innamorati. Non mi dire di no!... Delle frutta, dei biscotti, dello Champagne! Ci penserò. No, no.... devi dire di sì. Sta zitto, che vien gente! Ma dimmi di sì, allora!
Aveva speso troppo: il lunch, come lo chiamava M. Richard, all'ora della prova, e la cenetta dopo il teatro, ingoiavano un mucchio di quattrini. Aveva fatto male a lasciar sempre ordinare e comandare a quei ragazzi. E poi i fiori?
Alfredo, fu contento di questo telegramma perchè il Sig. Golasecca egregio bevitore eragli stato un buon amico a Torino, sempre allegro ed un po' matto. Vi andrò, disse, senza fallo, dopo la nostra cenetta, e sarò felice di pagar da cena a quelle ventidue persone di provato appetito e di sicura giocondit
Il curato mi domandò subito se avevo da fare quella sera giù nella valle, e come gli ebbi risposto che no e fu inteso che sarei rimasto a cena ed a dormire, scomparve per avvertirne scusandosene la vecchia domestica, della quale udivo nettamente nell’attigua cucina i passi, la voce asmatica ed il continuo affaccendarsi. Strano personaggio quella domestica! Benchè tenesse il primo posto in casa e tutto facesse capo a lei ed il prete si fosse creduto in obbligo di dirle il mio nome, il mio stato, donde venivo, dove mi aveva incontrato e perchè fossi con lui, non mi venne fatto di vederla pure un momento. A cena, una cenetta saporita, io ero così svogliato che al mio ospite toccava insistere per farmi prendere cibo, e ad ogni invito suo, veniva dall’uscio aperto della cucina una voce rauca e grave:
Capisco.... Se si trattasse d'una gran cena, se ci dovesse essere molta gente.... Ma è una cenetta senza pretesa.... non siamo che in cinque, io, per non dimenticarmi, Arduzzi, Caldieri, Dal Maido e la Mariannina.... Vieni, vieni.... No... oltre al lutto... se tu sapessi... ho tanti fastidi.... Ragione di più per distrarsi. Quel maledetto sior Bortolo mi lesina il centesimo....
Hanno invitato anche me al cenone, alla allegria dell'albero di Natale. Infami ricordi della più infame tra le tirannidi, la clericale! Non ho accettato! Non andare neppure tu. Rimani con me. Una cenetta e poi...... Ho accettato. Novello sorriso di scherno. Vile! Non potevo dire di no. Ma domattina sarò qua alle otto e ti proverò che ho coraggio. L'altro rise.
Ah! quella cenetta, col pungolo dello paure, coi misteri piccanti del frutto proibito, era veramente incantevole! Donna Emilia, raggiante in un pittoresco disordine, rovesciava spesso la testa sulla spalliera, mostrava i denti bianchi come il gelsomino e diceva: Pare la scena del terz'atto del Divorçons!... è il secondo o il terzo? non me ne ricordo più.
Noi siamo chiamati di guardia al quartier generale; alcuni, essendo restati soli in paese, cominciano a mormorare ed a dire che i Prussiani sono a quattro passi e che ci faranno viaggiar gratis fino a Berlino; improvvisiamo una cenetta in corpo di guardia rallegrata da Ricci e Fabbri che pretendono parlare francese e che attaccano briga con un Ussero di piantone, che si permette di sedere con noi dopo essersi permesso di russare come un violoncello antecedentemente.
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