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Aggiornato: 3 luglio 2025
A poco a poco vennero le confidenze, i racconti, le storie. Quante domande, quanto desiderio di espansione dopo sì lunga separazione, così grandi avvenimenti, così atroci dolori! Quante carezze, quanti dialoghi, che gli stranieri avevano troncati, e che la patria vendicata rendeva sacri e soavi nella intimit
Ma è meglio che tu racconti il fatto. Riprenderemo a discutere dopo. Eccolo fece Remossi coi tre soliti personaggi Ella, Egli, Lui. Dispensatemi dal dire i nomi, quantunque non ci sarebbe niente di male se io li rivelassi. Ma si tratta di un fatto intimo, saputo per caso, e la malvagit
Aveva veduto il volto di Garibaldi in un ritratto, non aveva sentito l'anima di Garibaldi in nessuno di quei discorsi che avevano durato quasi due ore. Don Giovanni era dileguato fra la folla. Non lo vidi più. Quella notte dopo la sua morte, ritornando dal caffè, pensai lungamente a Don Giovanni. La sua villica e schietta figura mi si presentava al pensiero in tutti i racconti della sua vita.
Era ammirabile veder quella gioventù grondante acqua, continuamente occupata ad attizzare il fuoco che la pioggia persisteva a spegnere, sollazzarsi allegramente con facezie e racconti graziosi come se fosse seduta a lauto banchetto.
T. Grazie son queste così belle e care, ch'in lei racconti, che fan dubbio altrui se sia da dir ch'essa sia rara, o sola. Ma perché spesso avvien ai nostri cori che da l'un bel disio l'altro risorge, poi che m'hai di TIRRENIA il gran valore fatto sì aperto, ancor saper disio qual sia di lei la stirpe e 'l patrio suolo; salvo se del parlar gi
Se si analizzano i racconti che abbiamo avuto occasione di leggere, si vedr
⁵² T. Fazello, De rebus siculis, Decades duae. Dec. II, lib. VIII, ed altri autori citati da Pitrè, Fiabe, Novelle e Racconti pop. sic., v. IV, n. CCXCV. Palermo, 1875.
Quel gran re di Taprobana, a cui per fortuna di mare fu trasportato un liberto, cioè Annio Procamo, finanziere de' dazi del Mar Rosso, a tempo di Claudio imperadore, da' racconti di questo uomo, che gli narrò la grandezza dell'impero romano, non prese motivo di maraviglia, se non quando vide ed esaminò le monete romane, e le trovò tutte d'una bontá e peso, benché d'impronti diversi, e per conseguenza fatti da piú d'un principe o magistrato; dal che argomentando la giustizia di sí grandi monarchi, mosso però da disiderio d'averne amicizia, mandò a Roma quella solenne ambasciata, che Plinio diffusamente racconta al capitolo 22 del sesto libro.
Dunque, in questo libro, in mezzo al più bello dei racconti di fate, ecco che qualcuno è venuto a fare dei brutti sgorbi, a scrivere delle parole comiche e insensate.... come.... come «butter-bread»! Chi ha fatto questo? disse Anne-Marie. Ma, non so!... Minna.... Perchè gliel'hai prestato? disse la piccola, facendo un gesto col capo che la faceva somigliare a suo padre.
Ogni persona che entrava, erano domande, grida di sorpresa, strette di mano: e solamente allora si cominciava a forza di racconti a sapere gli episodi gloriosi del combattimento, le perdite che avevamo subito, l'andamento preciso della battaglia.
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