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Aggiornato: 4 giugno 2025
Dalla fiumana di gente che batte il lastrico del boulevard des Italiens da mattina a notte, sbucò una sera il marchese Ariberto Puppi incontro a Folco e Gioconda; i quali passeggiavano pel piacere della giovane che voleva sentire la folla. La contessa lo notò subito.
Negli occhi della contessa si accese un lampo d'ira, ch'ella non potè nascondere se non volgendo il capo subitamente. L'indomani mattina, mentre Folco leggeva il giornale, aspettando che Gioconda si abbigliasse per uscire, fu telefonato al conte Filippeschi che il marchese Puppi lo attendeva nella sala di lettura per dirgli una parola. È Ariberto, si volse Folco a Gioconda. Che può volere?
Gioconda aveva appreso con infinito stupore che tutti quei mali e quegli inconvenienti di cui Ariberto Puppi si doleva, non esistevano affatto; egli voleva figurare come un uomo finito: altri hanno la vanit
Ariberto Puppi, tornato a sua volta da Parigi, s'era interessato egli pure a quella ricerca, bussando alle porte degli amici, delle semplici conoscenze, dei suoi stessi fornitori. Un giorno si presentò a Folco con un mezzo sorriso imbarazzato. Il posto c'è! disse. Ma.... Gli sembrò che Folco fosse allegro. S'interruppe. Forse hai gi
Per ciò Ariberto Puppi non s'era ammogliato. È una «cuffia»! egli disse a sè medesimo, per definire l'amore di Folco verso Gioconda.
Grande stima! ripetè il signor Piero. Gioconda alzò le spalle. Non poteva non pensarla diversamente; e le pareva ridicolo ch'ella non avesse a temer nulla da suo marito, potesse essere anche imprudente con lui, mentre doveva guardarsi da Ariberto Puppi. La presenza assidua di costui cominciava ad infastidirla.
Nella sala di lettura, guardando alcune stampe inglesi, le quali rappresentavano scene di caccia a cavallo, Ariberto Puppi ruminava dentro di sè i pensieri che lo avevano deciso a quel colloquio. Vestiva in abito grigio, teneva sotto il braccio il cappello floscio, e, dimentico delle sue numerose infermit
Era un corteggiamento serrato ed efficace, del quale nessuno poteva avvedersi; anzi, osservando che per Gioconda non aveva mai una parola che non fosse comune, una premura che non fosse convenzionale, gli amici giudicavano Nenni un orso. Ariberto Puppi soltanto non si lasciava cogliere a quelle apparenze.
Ariberto Puppi non comparve nè l'indomani nè i giorni successivi; mandò alla contessa un gruppo di orchidee e stette assente una settimana. Gioconda non disse nulla, ma fu inquieta. Quell'uomo conosceva Parigi come ella conosceva la sua piccola casa trafitta da misere finestrucole; era una guida sicura.
Io vado a dare un'occhiata ai balli russi. Prendiamo un taxi; sapete che non posso camminare. Puppi! gridò Gioconda, piantandosi sul marciapiede. Non cominciamo! Se volete essere il pap
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