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Non avevo ragione io? riprese d'un tratto incamminandosi da Stresa verso la villa di Belgirate. Ecco la donna per la quale lavorava; mentre non si capisce affatto che egli pensi alla letteratura e all'arte, come supponevi tu.... Hai sempre ragione! acconsentì Celso distrattamente. Del resto, chi sa?... Quell'altro, seguilo Vittorina, è il marchese Puppi, un amico. Credevo fosse loro parente....

Alcuni celebri bellimbusti le stavano intorno, animati dal cieco istinto malvagio di distruggere quella virtù, di calpestare qualche cosa di sacro. Gioconda era imperturbabile. Tra gli assidui contava i vecchi amici e li prediligeva: Celso e Vittorina Ornavati, Ariberto Puppi, Nenni Forcioli.

Egli veste benissimo e sa leggere un orario: io non vado più oltre. Figuratevi, forse lo sapete, che traduceva François Villon, e io ignorava anche l'esistenza di quel poeta. Non me ne importa nulla, ma ciò può darvi idea della mia coltura! Ariberto Puppi aveva la debolezza di mostrarsi in tutto assai peggio di quel che non fosse: ignorante, pigro, volubile, nullo.

Il marchese Ariberto Puppi col rammentarle Francesco Villon e gli studi letterari di Folco, l'aveva inscientemente ripiombata in quei ricordi angusti; umiliazioni, trepidanze, volgarit

Ma di repente le parole festose tacquero nella casa. Una sera comparve Ariberto Puppi.

Abituato a vivere con gente che viveva la sua stessa vita e non aveva domande da rivolgergli scoperte da fare, il marchese Puppi si stupiva della garrulit

Sarebbe stato difficile dire s'era più bella nelle ore di calma gioia o in quell'ora d'impeto furioso; certo la donna appariva d'un tratto, dritta sul busto, alta col capo, in tutta la sua forza felina. Gioconda, t'inganni! interruppe Folco. No, non m'inganno. Sento che Ariberto Puppi non mi è stato mai amico.