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Un rubino non si guasta: c'è o non c'è. Piuttosto, Nenni Forcioli aveva espresso il desiderio che l'anello col motto non ci fosse più; e Gioconda aveva obbedito. Non ha torto, pensò Ariberto sarcastico. Ormai il motto si può lievemente modificare: «Trois étions....»; L'indomani l'anello ricomparve sul dito di Gioconda.

Alcuni celebri bellimbusti le stavano intorno, animati dal cieco istinto malvagio di distruggere quella virtù, di calpestare qualche cosa di sacro. Gioconda era imperturbabile. Tra gli assidui contava i vecchi amici e li prediligeva: Celso e Vittorina Ornavati, Ariberto Puppi, Nenni Forcioli.

Era un amico, ma un amico ingombrante, che aveva occhio a tutto, che solo aveva letto nel cuor di lei, che sembrava vigilarla da tempo e col suo contegno riservato le esprimeva un muto rimprovero, quasi uno stupore doloroso. Egli aveva còlto più d'una volta, involontariamente, la contessa e Nenni Forcioli mentre parlavano sottovoce. La contessa e Nenni si cercavano.

Ariberto si piegò subito a baciarle la mano, in atto umile; tuttavia pensò ch'ella non era sincera e che fingeva benissimo.... Ma in quel punto sulla soglia del Grande Albergo comparve la figura asciutta e svelta di Nenni Forcioli. Ahi! mormorò Ariberto.

Era venuto a far parte del gruppo un giovane di trent'anni, Stefano Forcioli, che gli amici chiamavano Nenni. Di media statura, tutto muscoli, bruno in volto, asciutto, angoloso, dava a capire immediatamente ciò ch'egli era: un domatore di cavalli.

Una cugina in terzo grado della fanciulla, Giustina Baguzzi, voleva sapere dal conte Forcioli che cosa mangia il Re, supponendo che aristocrazia e Corte fossero farina del medesimo sacco. E il Forcioli inventava le più pazze cose, i manicaretti più inconsueti che la fantasia poteva suggerirgli e gli usi più buffi, per descrivere il pranzo regale, l'altra ascoltava a bocca aperta.

Ah Dio, siamo fritti; mi scambia i lupi con le pecore! borbottò Ariberto, chinandosi un poco verso Vittorina. Sono andato all'appuntamento, spiegò Nenni. Ho sbrigato tutto in venti minuti e con l'automobile sono corso qui. Non una parola di più. Nenni Forcioli sapeva fermarsi a tempo. A qual pro aggiungere una frase galante? I fatti parlavano per lui, e Gioconda era intelligente.

Aveva notato che la contessa, impassibile con tutti, sembrava un poco nervosa quando Nenni tardava. Una sera, durante un ricevimento, nell'attraversare la serra, Ariberto aveva veduto la contessa passare in fretta: seduto sopra un divano di vimini era Nenni Forcioli; e la contessa gli aveva dato la mano a baciare.

In quei trattenimenti, la contessa e Nenni non avevano occasione di star molto insieme; tutt'al più giuocavano a bridge allo stesso tavolino. Ma nessuna festa finiva senza che il Forcioli trovasse maniera di parlare a Gioconda brevemente, con frasi rotte, con emozione; e quantunque Gioconda non rispondesse, si allontanava sempre un poco pallida e turbata. Uhm! andava dicendo Ariberto a stesso.

Nenni Forcioli non ballava, epperò non supplicava mai; stava egli pure a guardar gli altri, placido e curioso. Tutto ciò mise una punta nel cuore di Folco. Non gi