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Aggiornato: 15 giugno 2025


Mai gli riconobbi una grazia, un vezzo; mai ebbi per lui un pensiero che non fosse ostile. Quando ero costretto a toccarlo, quando mia madre me lo porgeva perché io lo baciassi, provavo per tutta la pelle lo stesso raccapriccio che m'avrebbe dato il contatto d'un animale immondo. Tutte lo fibre si ribellavano; e i miei sforzi erano disperati.

E provavo il bisogno di farle intendere queste cose, di aumentare in lei l'avversione contro il nascituro come contro un nemico d'entrambi inconciliabile. Io le presi una mano; le dissi: Tu mi sollevi un poco. Ti son grato. Tu intendi.... Soggiunsi, mascherando di speranza cristiana la mia intenzione micidiale: C'è una Provvidenza. Chi sa!

Un segreto istinto mi trattenne dall'interrogare mio cugino sui suoi progetti per l'avvenire dal momento che Egli non vi faceva nessuna allusione e quando la fanciulla fu partita e che Egli riprese le sue visite assiduo, affettuoso, sembrò che nulla fosse cambiato intorno a noi. Meglio ancora, era come se avessi fatto un cattivo sogno e provavo la gioia ingenua del risveglio.

Ma provavo, più forte della mia ragione, una specie di civetteria sentimentale, che ambiva di eccitare un rimpianto in quel cuore che era stato mio per tanto tempo. « Ve lo domando pel passato, risposi. Ah! per rassegnarvi così freddamente bisogna che non mi abbiate amata mai. « Fulvia, volete dire che ho mentito con voi? Avete ragione di dirmelo?

Io, con un singolare disagio, non gli rispondevo nemmeno. Però diventavo rossa. Il diacono Ralph aveva due crudeli occhi, troppo virili, troppo accesi di fiamma interiore. Spesso ero costretta, senza una ragione palese, a chinare i miei. Quando mi guardava, io provavo con irritazione la gioia d’esser bella.

O piuttosto mi pareva di avere in me un umidore freddo che mi andava dalla radice dei capelli alle unghie dei piedi. Provavo la sensazione di un organismo che sta raffreddandosi. Sommerso nell'ombra e nel silenzio m'intenerivo. Mi sentivo le lagrime in gola e non piangevo. Che cosa pagherei a essere un fisiologo consumato! Potrei uscire con un diario completo sulle sensazioni della fame.

Io pensavo a Federico; provavo una specie di volutt

Colla primavera mi tornò l’uso della mente e la voglia di vivere, ma i miei paesi mi serravano il cuore; provavo la nostalgia delle terre luminose e calde dove era nato mio padre e che io non avevo visto mai. D’altronde avevo aperta una sola via di guadagno, la musica, e per questa bisognava uscire dalla valle d’Aosta.

Allora provavo il bisogno di accertarmi della sua esistenza. volevo parlare per non rompere l'incanto: e mi passavo la sinistra mano dietro il dorso, e colla punta delle dita sfiorava il gomito del suo braccio che posava sul mio. Se aveva le maniche serrate ai polsi, le mie dita non incontravano che la stoffa dell'abito, ed ella non s'avvedeva di nulla.

Passando da una stanza all'altra, quasi per istintiva sollecitudine di riprenderne possesso, provavo la strana sensazione di sentirmi risospingere molto addietro, agli anni più fecondi di illusioni, alle lotte contro me stesso, a quella specie di sottomissione a un ideale meno elevato, ma consolantissimo che mi aveva fatto stendere la mano a Colei che avrebbe dovuto avverare il mio nuovo sogno.

Parola Del Giorno

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